Natale 2010

Questa sera festeggeremo il Natale: nonostante il male che in varie forme attraversa la nostra terra, devastata dalla guerra e dall’odio, guardando a quell’uomo nato 2000 anni fa in Palestina, risuona la speranza di un cambiamento possibile, della bontà, della pace e della giustizia, insomma, dell’amicizia tra gli uomini.

Guardando alla tragica realtà dei luoghi in cui quell’uomo visse, non possiamo che interrogarci su tutti i Paesi in cui anche quest’anno sarà un Natale di sofferenze, un Natale di fame, di odio e di vendette.

Abbiamo il dovere di riconoscere la nostra responsabilità di fronte alla sofferenza degli uomini: responsabilità per quanto è accaduto e su cui abbiamo mantenuto un silenzio colpevole. In fondo, ci siamo lasciati vincere dalla paura di perdere una vita borghese (soldi, casa, macchina, bella famiglia), ci siamo lasciati prendere dal conformismo e dall’appiattimento, preoccupati solo di avere una poltrona su cui scaldare il sedere tanto da non distinguere più la realtà dalle serie tv.

Dobbiamo svegliarci! Dobbiamo lottare! Dobbiamo uscire da dove siamo rintanati! Abbiamo il dovere di rispondere di ciò che accade nel mondo, guardando in faccia chi soffre, chi muore di fame, chi è violato e usurpato dei suoi diritti, delle risorse economiche e ambientali, che in pochi sottraiamo alle disponibilità di tutti.

Portiamo tutti la responsabilità dell’ingiustizia che impera nelle relazioni umane, nelle leggi e nelle forme di socializzazione che lasciamo avvenire nel silenzio perché ciò che ci interessa è la difesa egoistica dello spazio individuale e di quello del nostro clan.

In questa responsabilità non possiamo delegare nessuno, non i politici, non gli amministratori e nemmeno l’amico: io e tu dobbiamo rispondere ogni istante, negli affetti, nei gusti, nei sacrifici, nelle scelte, nell’operosità e nel lavoro. Solo risvegliando in ognuno questa coscienza di responsabilità potremo sostenere lo sguardo dei dileggiati e dei poveri di ogni bene, senza rassegnarci al male e all’ingiustizia, ma lottando insieme affinchè venga il cambiamento.

In questo Natale, circondati dai regali non dimentichiamoci di chi soffre, non rimaniamo spettatori del massacro umano e sociale che stiamo tutti compiendo con piccole e grandi ingiustizie. Così, forse, sarà Natale; sarà l’inizio di una speranza battagliera e non quietista, costruttrice di una reale azione per il pane, la pace e il lavoro.