Riscoprire e liberare una cultura di giustizia

In occasione di questo Natale il PPL ritorna a parlare di giustizia

Ci troviamo oggi in un momento di profonda crisi politica e sociale.
La quasi totalità delle azioni che vediamo intraprendere dai nostri politici sembrano essere determinate dal desiderio di salvare la posizione raggiunta (propria o della propria casta) dimenticando e scavalcando per questo fine chiunque incontrino sulla loro strada.
Per questo scopo, per limitare la lotta di ribellione a questo sistema ed anzi per portare dalla loro parte chi avrebbe tutti i diritti di ribellarsi, le questioni fondamentali della politica non vengono mai riportate alla loro origine: non si riportano i problemi alla loro causa, perché questo smaschererebbe l’inganno. Si affrontano così gli esiti mascherandoli da cause. Spinti dal martellante vociare dei politici, non ci interroghiamo mai sulle cause che spingono i migranti in Italia, non ci interroghiamo mai sulle cause della violenza, non ci interroghiamo mai sulle cause della crisi economica, né delle guerre, ma ci accontentiamo di ascoltare le voci più forti che additano quegli esiti come fossero le cause del nostro male.
In altre parole: la crisi oggi è crisi della giustizia, che nasce dal fatto di non saper più distinguere la giustizia dall’ingiustizia.
Occorre quindi ribadire che la giustizia non è perseguire chi è cattivo, ma è un’azione che compie ciò che è buono e realizza ciò che è giusto.
Allora il primo passo da compiere è riconoscere che non si può muovere un passo per uscire da questo stato di crisi della giustizia se non ci si impone di essere uomini nuovi. E nella storia non mancano gli esempi di uomini che hanno con la propria vita realizzato la giustizia, sentendosi partecipi di tutte le necessità umane. Quegli uomini sono ancora oggi denuncia vivente dell’ingiustizia e guardando a loro riscopriamo anche per noi la possibilità di una lotta giusta.
Ma non si è uomini nuovi, né si può immaginare di scardinare l’attuale sistema, andando a fare opera di populismo religiosoide (cosa oggi non difficile da trovare in Italia presso quei cristiani che propongono un cristianesimo cieco e sordo all’ingiustizia, per rivendicare un proprio posto nella società).
In questo Natale, Pane Pace Lavoro vuole perciò invitare a fare memoria di quell’uomo che 2000 anni fa si fece compagnia di ogni uomo, perché il rischio è oggi quello di imitare non lui ma i suoi carnefici.
Davanti a questo grande e tormentoso problema della giustizia l’invito del PPL è quello di costruire rapporti umani (e quindi sociali) nuovi, poiché senza di essi la nostra politica potrà anche ricostruire una società fondata su strutture nuove, ma tornerà inevitabilmente a ricadere nelle contraddizioni dalle quali oggi l’ingiustizia si alimenta, tradendo così l’aspettativa di chi oggi lotta con noi.

Pane Pace Lavoro, 24 dicembre 2015


 


 

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