L’attenzione del governo non sia rivolta all’alta finanza e ai mercati, ma alla lotta organica contro la disoccupazione e la miseria. Compito dello Stato moderno deve essere il pieno impiego.
A costo di occupare nella vigna tutti coloro che si trovano senza lavoro, o scendere da cavallo per aiutare l’affamato per la strada, il lavoro è primo compito per un Governo che abbia coscienza dei suoi cittadini.
Stiamo tornando invece a una società che non permette nemmeno il minimo sostentamento quotidiano.
Lavoro e pane a tutti: la concezione stessa di pace (sociale e tra i popoli) è in un certo modo preceduta e condizionata da queste esigenze primordiali di lavoro e di pane.
Inoltre la disoccupazione è consumo (quando non è morte) senza produzione, è spreco di risorse produttive. Ci chiedete oggi di consumare e pagare le tasse senza darci la possibilità di lavorare.
Guardiamo alle risorse della nostra Italia. Tante zone depresse da sollevare, tante infrastrutture ancora da edificare e migliorare, le città d’arte più belle del mondo da valorizzare, una cucina senza uguali. Alla disoccupazione invece si risponde con il solito: “non ci sono soldi”. Ma come è possibile che manchino i denari quando tanto lusso vediamo sempre più sfrenato nelle mani di sempre meno persone? Quando ogni giorno si scoprono nuove milionarie truffe dei nostri politicanti? Tantissimi denari spesi per finanziare partiti senza parte ne arte.
Nel frattempo quanti giovani laureati vediamo con le mani in mano? E quanti a pochi anni dalla pensione vedono lo spettro del licenziamento?
Proporzionare la spesa all’occupazione ecco il problema per il Governo.
Capovolgiamo il problema del deficit dello stato che impedisce gli investimenti: l’ozio forzato è uno spreco di risorse materiali e di vite umane che non potrà mai essere rimediato e che non può definirsi con ragioni di ordine finanziario. “Partiamo quindi dall’occupazione, non dal denaro: partiamo dall’uomo, cioè dal fine, non dal denaro, cioè dal mezzo.”
La riforma del lavoro dovrà quindi essere fatta non in base al denaro immediatamente disponibile ma in base al potenziale umano. Tanti uomini da occupare tante risorse da trovare.
Chiediamo quindi al Governo se:
1. è convinto che la disoccupazione è la prima questione da affrontare?
2. È convinto che la disoccupazione sia uno sperpero economico?
3. È convinto che l’obiettivo è il lavoro e non i mercati?
4. È convinto che la disoccupazione vada arginata immediatamente?
Vogliamo quindi che non si giochi più sulla paura delle persone per favorire assestamenti politici ed economici. Lavoriamo invece affinchè si generi una concreta speranza per un futuro migliore già oggi.