FERMARE LA GUERRA, COSTRUIRE LA PACE

Il 24 febbraio abbiamo assistito, attoniti ed increduli, alla fine delle speranze di una soluzione pacifica della crisi in Ucraina; le forze armate russe hanno valicato i confini e dato il via ad una guerra che ancora non possiamo sapere fino a dove si spingerà.

La nostra coscienza di uomini ci impedisce categoricamente di accettare la guerra come fatto ineluttabile, di accettare le argomentazioni dei potenti e di accettare che, ancora una volta, la sofferenza di milioni di persone venga messa all’ultimo posto, dagli interessi nazionalistici, economici e di potere di pochi.

La priorità ora deve essere data alle persone che soffrono, alle persone che stanno morendo e a quanti sono costretti a lasciare le loro case, rifiutando ogni logica che anteponga a tutto questo, anche nei nostri discorsi, il costo dell’energia e del gas. Non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo permettere che questo avvenga. Ricordiamoci che la guerra serve solo a moltiplicare sofferenze, lutti e rovine. Abbassarci a pensare a quanto aumenteranno le nostre bollette, mentre stanno morendo i nostri i fratelli, è già la vittoria della guerra in noi.

Questa non è una guerra tra popoli, ma una guerra dei potenti. In queste terribili giornate ci sentiamo, allo stesso tempo, vicini al popolo ucraino ed al popolo russo, anch’esso costretto dal proprio governo a mandare i loro figli incontro alla morte. 

La politica può essere un grandissimo strumento di bene verso le persone, ha una forza ed un valore altissimi, ma quando non è vissuta come servizio, essa diventa solo strumento di oppressione. Quando la politica diventa ricerca del potere, quando è oggetto di dominio e strumento dei potenti, porta con sé solo abusi ed ingiustizie.

Non esistono mezzi termini per parlare della guerra, non esistono parole concilianti, la guerra parla la lingua della distruzione, della sofferenza, della morte e della devastazione. Allo stesso modo non esistono solo le vittime, ma purtroppo esistono anche i colpevoli.

La guerra è una scelta fatta da persone ed è una scelta contraria all’umanità, risponde solo a condizioni dettate dalla finanza, dal mercato, dall’avidità e dalla volontà di potere, non ha nulla a che vedere con il benessere delle persone.

Dobbiamo quindi domandarci come siamo arrivati fino a questo punto, se tutti oggi vogliamo la pace, chi ha voluto la guerra? Noi crediamo che le responsabilità siano tante e se Putin ed il governo russo sono i primi mandatari di questo conflitto, le responsabilità vanno cercate forse anche tra chi nei giorni scorsi, quando tutta la diplomazia era al lavoro per scongiurare il peggio, invece di lavorare incessantemente alla ricerca della pace buttava benzina sul fuoco, primi tra tutti Biden e Johnson, tanto che viene da domandarsi cosa davvero sperassero le grandi potenze. Purtroppo, anche tra i nostri politici forse qualcuno, per inettitudine, è stato di una tiepidezza ai confini della complicità: non si può volere la pace solo dopo che la guerra è già scoppiata.

Ora bisogna operare per la pace, bisogna chiedere a gran voce che cessino i bombardamenti, che si interrompano le attività militari, che l’Europa e la NATO non intervengano militarmente, perché le armi non conducono mai alla pace.

Questo è un impegno, di tutti e di ciascuno, che dobbiamo sentire prioritario; la libertà e la democrazia devono essere una conquista quotidiana che si persegue creando comunità che agiscano in funzione dell’uomo. 

Dobbiamo unirci per la pace, dobbiamo costruire una politica di pace, dobbiamo chiedere che si interrompa immediatamente questa guerra e con essa tutte le guerre. Dobbiamo chiedere che i potenti interrompano i programmi di proliferazione delle armi e tutte le politiche di aggressione.

In queste ore sentiamo spesso parlare di come questa crisi abbia messo in luce la mancanza di una strategia lungimirante per gli approvvigionamenti energetici, noi vogliamo anzitutto una strategia lungimirante di pace. Dobbiamo interrompere il declino politico e sociale che ci ha portati a questo disastro umano e riprendere in ogni occasione, favorevole o sfavorevole che sia, un’azione concreta che desideri custodire e promuovere la giustizia, il diritto e la libertà per ogni uomo, nessuno escluso.

Pane Pace Lavoro, 25 febbraio 2022

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