Un’umanità in attesa di pace

È trascorso ormai un anno, dal 24 febbraio 2022, giorno in cui la Russia ha iniziato la guerra in Ucraina. Durante tutto questo tempo abbiamo assistito al massacro di migliaia di persone: russi, ucraini, uomini, donne, bambini, civili, militari. Milioni sono, oggi, i rifugiati e milioni le famiglie, ucraine e russe, la cui esistenza sarà dilaniata profondamente e segnata per sempre da questo conflitto.

La guerra persiste da dodici mesi e, in tutto questo tempo, cosa ha fatto e che cosa sta facendo la diplomazia internazionale? Quello che appare è che essa, coscientemente, non abbia fatto nulla per fermare il conflitto e, anzi, abbia assecondato gli interessi economici e politici delle super-potenze, rimanendo impassibile e indifferente davanti alla sofferenza umana. 

Questa guerra, iniziata come conflitto tra Russia ed Ucraina, si è presto trasformata nella guerra tra Russia e NATO, la quale, senza pudore, ha già pronosticato la successiva guerra tra Occidente e Cina e indirizzato, senza remore, la storia verso la Terza Guerra Mondiale.

Il fatto che la NATO sia coinvolta significa che anche noi siamo coinvolti: noi italiani stiamo fornendo le armi che ogni giorno uccidono centinaia di persone. Dobbiamo essere coscienti e renderci conto di questa responsabilità comune.

Sono gravissime le dichiarazioni fatte da Meloni e Zelensky nel loro incontro a Kiev nei giorni scorsi: più che di pace, si è parlato di violenza ed invio di armi, si è parlato di vittoria e non di tregua, si è parlato di morte e non di convivenza, si è parlato di guerra e non di diplomazia. La loro indifferenza davanti al massacro a cui stanno spingendo i popoli è tanto colpevole quanto criminale. Come moderni colonialisti, i capi di governo, mascherati da difensori dei più deboli, ci riportano ad un pensiero bellico di altri tempi, i tempi in cui l’unico esito concepibile coincideva con l’annullamento totale del nemico.

Se vogliamo arrivare alla pace dobbiamo riuscire a liberarci da queste logiche che non esitiamo a definire neofasciste ed imperialiste; dobbiamo uscire dalla falsa coincidenza tra pace e vittoria sul nemico.

Davanti a tutto questo male, tanto più perché coinvolti in prima persona, non possiamo chiudere gli occhi e lasciare che si continui a chiamare “pace” ciò che pace non è: non possiamo permettere che il male sia combattuto con il male, non possiamo sopportare che la violenza sia scelta come via per combattere la stessa violenza. 

Certamente, è giusto opporsi al male e quindi fermamente condannare l’invasione russa, ma l’intervento di risposta deve essere proporzionato, deve cercare di fermare ciò che vuole combattere e non assecondarlo o fomentarlo, perché non dobbiamo mai dimenticare che ogni proiettile, ogni bomba, ogni missile che esplode avrà come obiettivo la morte di una persona. La violenza non è impersonale, ma dilania le vite di uomini.

Biden, Macron, Meloni, Putin, Scholz, Stoltenberg, Von der Leyen, Zelensky e tutti i loro omologhi che sostengono questa sciagurata guerra ci stanno conducendo verso un baratro da cui sarà difficilissimo uscire, un massacro che non porterà a nulla: la strada per la convivenza non è la guerra, non sono le armi, non è il massacro di due popoli.

Oggi ci viene proposta una idea di pace che è sostanzialmente disinteresse per l’altro uomo, perché ci viene proposto un pensiero così individualista che ostacola l’incontro vero tra le persone, un modo di concepirsi inseriti nella società così pieno di violenza che porta a sopraffare l’altro uomo in ogni campo dell’esistenza. 

Al contrario, siamo certi che l’uomo sia fatto per il bene e per la condivisione. La violenza, subdolamente propagandata oggi in tutti i campi della società, è un’evasione dall’umanità, perché è un’evasione dal desiderio di bene connaturale ad ogni essere umano. 

Un intervento per fermare una guerra, e che, ripetiamo, deve essere guidato dalla diplomazia e non dalla forza, è giusto, se nel farlo esiste un’ansia di vera giustizia. In questo caso ci pare, invece, che la NATO si sia posta accanto all’Ucraina, non perché volesse difendere le persone, ma per un’ansia di potere, avendo intravisto la possibilità di infliggere quante più perdite possibili, umane ed economiche, alla Russia.

Bisogna avere il coraggio di affermare che la gravità dell’invasione russa non toglie nulla alla follia della guerra finanziata dalla NATO e non la giustifica; bisogna avere il coraggio di denunciare le gravissime responsabilità di Stati Uniti e NATO in questo conflitto.

Perciò, noi di Pane Pace Lavoro non ci stancheremo mai di affermare che le bombe non portano la pace, che la violenza genera solo altra violenza e che le decisioni della politica devono essere prese in funzione dell’uomo e non degli interessi di potere. Non ci stancheremo mai di affermare che un’altra soluzione si può trovare; una soluzione diversa da quella dell’annientamento totale del nemico. I potenti non ci convinceranno mai a chiamare “pace” il deserto umano e sociale che vogliono creare.

Allo stesso tempo non ci stancheremo mai di continuare a lavorare per la pace, in quanto fermamente convinti che, pur non essendo noi i potenti che tengono in mano le redini dei conflitti, è nel quotidiano di ciascuno che si realizza quella presenza che testimonia il bene e che, non immobilizzandoci nel solo accusare il male, ciò ci rende capaci di collaborare alla costruzione di una società di convivenza, alimentando in ognuno la sete di giustizia e di pace. Ognuno di noi può e deve essere per l’altro una presenza che testimonia il bene.

In questo momento, però, non dimentichiamolo, non vi è solo la guerra in Ucraina: vi sono moltissime guerre che devastano la terra, alcune delle quali ci sono note, altre meno note ed altre ancora taciute, ma tutte quante sono fonte di dolore, violenza, morte e disperazione. Anche per queste dobbiamo lavorare incessantemente, perché ogni uomo, in ogni parte della terra e non solo alle porte dell’Europa, possa vivere in pace.

In questo comune impegno, la politica deve svolgere il proprio compito supremo, per riportare la pace laddove manca ormai da troppo tempo. Chiediamo perciò ai politici italiani che si impegnino da subito per fermare questa e tutte le guerre e con esse la sofferenza di tanti nostri fratelli.

Perciò chiediamo che si mobilitino per:

  1. Interrompere immediatamente l’invio di armi in Ucraina e in tutti i luoghi di guerra.
  2. Ricercare una soluzione politica e diplomatica al conflitto.
  3. Uscire dalla ormai antistorica logica delle alleanze militari, per abolirle definitivamente, ad iniziare dalla NATO.
  4. Ridurre la spesa militare.
  5. Portare l’Italia a sottoscrivere e ratificare il trattato ONU per la messa al bando delle armi nucleari.
  6. Lavorare perché in tutto il mondo si arrivi all’abolizione ed interdizione delle armi nucleari, delle armi di distruzione di massa e delle mine antiuomo.

Pane Pace Lavoro, 23 febbraio 2023

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