Chi siamo

1. Il nostro movimento agisce come forza morale. ”Siamo convinti che la nostra società consumistica sia una società pessimista, con il bombardamento pubblicitario e il nulla televisivo che espellono gradualmente ogni valore, con la conseguenza di un materialismo edonista. Una società senza valori è una società sclerotizzata” (Corrado Corghi). All’interno di uno spaesamento e di un disagio molto evidenti, la nostra azione opera per un ordine e per un principio superiori di giustizia, di umanità e di pace, mentre, oggi, spesso, l’uomo viene reso oggetto di dominio e strumento per i progetti di chi è più potente. A questo “bene comune”, “Pane Pace Lavoro” vuole collaborare assumendosi l’azione politica nelle sue molte sfacettature; si tratta di una, sia pure piccola, azione di resistenza e di proposta, se non altro svolta attraverso la formazione di uomini e attraverso l’impegno loro diretto nella pratica.

2. Gettiamo una sfida contro il pessimismo e l’assenteismo, contro chi non crede al recupero delle idee-forza e contro chi non crede che libertà e democrazia siano la conquista quotidiana di ogni cittadino. In un mondo che, sì, si sviluppa, ma che fa sperimentare un declino, e nel quale si va affermando non solo, come ha detto Hannah Arendt, un regime politico di “tirannia della maggioranza”, ma addirittura quello di una dittatura “morbida” (come diceva Alexis de Tocqueville), di cui siamo inconsapevoli, l’individualismo, spiritualista o materialista che dica di essere, di soggetti “rinchiusi nei loro cuori” (individualismo  inculcato e ampiamente promosso dal mercato e dai media) non induce a partecipare attivamente alla cosa pubblica politica, dato che diventa preferibile starsene per i fatti propri a godere le soddisfazioni della vita privata (finché almeno il governo in carica, qualunque sia, offrirà una larga distribuzione dei mezzi di tali soddisfazioni). Per questo, ci impegniamo nel movimento di “Pane Pace Lavoro”, agendo affinché l’uomo possa vivere in una terra e in un contesto sociale non stranieri né ostili.

3. Agire con idee-forza significa creare e governare: creare realtà umane, sociali e politiche che agiscano per l’uomo; governare per il servizio a una giusta convivenza e a un giusto progresso sociale.  I grandi ideali vengono spesso utilizzati per interesse: la fede del “Parigi val bene una messa” o della simonia, la propagandata giustizia con l’ideologia della razza, il mito della democrazia americana da esportare e così via. Emmanuel Mounier diceva che la nuova rinascita doveva essere duplice, “personnaliste et communautaire”: solo così, si può resistere, e non soltanto culturalmente, in fronte (e all’interno) di un contesto culturale, economico, sociale e politico morbidamente illiberale, quando non “legalmente” (cioè tecnicamente) oppressore e ingiusto. E non è necessario rifarsi solo a Mounier o, molto addietro, a Tommaso Moro; anche in tempi recenti, abbiamo avuto e abbiamo la testimonianza di persone e di aggregazioni che, resistenti isole di umanità, anche nell’azione politica sono antagoniste allo strumentalismo e all’atomismo generati dal mercato e dallo statalismo burocratico tecnologico. Il nostro movimento è, perciò, in disaccordo con quella tecnocrazia e quella burocrazia che, per rispondere alle nuove regole degli Stati o alle condizioni del mercato e dell’economia, addirittura porterebbero a compiere scelte e ad adottare decisioni contrarie all’umanità e al buon senso.

4. Gettiamo alle nuove generazioni la sfida a conquistare la pienezza dell’uso culturale, civile, politico, democratico e sociale dei talenti che ciascuno possiede. Per arrestare la decadenza sociale e politica, occorre rimettere nel circuito della storia i talenti di ogni cittadino, attuando il passaggio da una democrazia formale a una democrazia partecipata. Garantire il lavoro a tutti, come recita la Costituzione. Un lavoro che permetta all’uomo di vivere dignitosamente, che ne rispetti le forme non di sfruttamento ma che partecipi, in una visione solidale, al ruolo della donna, alla considerazione degli stati ed età della vita, con una particolare attenzione e considerazione ai bambini e agli anziani. Occorre un patto di solidarietà tra potere economico, mondo produttivo e istituzioni perché consistenti parti degli utili siano destinati a case e città a misura d’uomo,  alla ricerca scientifica a favore della dignità umana, accesso all’acquisto delle case attraverso mutui convenzionati e controllati, città a misura di anziani e portatori di handicap, servizi alla persona che sappiano recepirne le reali esigenze anche nella dimensione più comunitaria. Promuovere una reale libertà di educazione a favore di una scuola che sia realmente “pubblica” dato che, essendo lo Stato lo strumento di guida che una comunità nazionale composita esprime, esso dovrebbe considerare come statale la pluralità stessa delle identità educative e delle scuole, valorizzando in modo equo, culturalmente ed economicamente, tutte le componenti educative capaci, senza prepotenza, cioè senza volerne essere l’esclusivo attore e senza neppure, entrando direttamente nella competizione, avere privilegiate agevolazioni.

5. Intendiamo operare contro ogni disordine nella vita politica interna e internazionale, con una critica continua agli aspetti del disordine civile e politico e con la proposta alternativa di ordine democratico. Accoglienza ai migranti per favorire una reale convivenza tra le diverse etnie e culture, promuovere e sostenere adeguatamente la cooperazione internazionale. Molti paesi del mondo compreso l’Italia stanno misurandosi con una povertà sempre più diffusa, spesso negazione per l’uomo a vivere in condizioni di dignità.  Far crescere una politica solidale a sostegno delle popolazioni perché a fronte di un paese ricco ce n’è sempre uno povero. Promuovere l’uguaglianza e lasolidarietà tra i paesi a livello economico e per le diverse opportunità, così che l’immigrazione sia vista in questo contesto e non sia il percorso obbligato dalla povertà e della disperazione per interi popoli.

C’è dunque molta miseria, ma c’è anche molta grandezza: è ciò che diceva Blaise Pascal dell’essere umano. E, all’interno di questo miscuglio di pericolo e di possibilità positiva sta la bellezza di un impegno, che sarà forse lungo e che deve avere anche molti altri livelli di azione (intellettuale, spirituale, lavorativa) per potenziare la democrazia vera. Spetta a noi, alla nostra politica estera decidere se le armi debbano essere bandite e, con esse, la loro produzione. Promuovere la dignità della persona è costruire su regole di sostegno e solidarietà e non sulla violenza che, nascosta spesso dietro un velo di “nobile” azione, vive e cresce, purtroppo,  anche nel nostro Paese.