A chi giovano gli scontri di Roma?

Il corteo degli “indignati” italiani a Roma è stato l’unico in tutto il mondo ad essere violentato per un’azione brutale tant’è vero che, e lo si capisce bene ora a bocce ferme, la controparte vera dei “rivoluzionari” in nero (questo è sempre stato un colore infausto fin dal tempo di Benito e ora più che mai con il novello dux) non è stata il potere politico o economico ma questa pacifica sfilata. Da due giorni giornali e tv riservano la notizia di apertura alla brutalità e alla follia facendo così il gioco dei “guastatori”. Le mozioni e le emozioni di chi era in piazza sono dunque dimenticate, non accolte e scartate, saranno per sempre marchiati come “violenti”. Eppure questo movimento, così trasversale da poterci far sognare senza dietrologie, ha fatto denunce reali e concrete. Ha individuato nei banchieri, negli speculatori finanziari, nei politici corrotti la causa di quel malessere globale che sfocia in un generale: “ne abbiamo abbastanza”. Tralasciando le lacune di un movimento ancora in fieri (come una maggior attenzione ai-paesi-in-via-di-sviluppo-tenuti-nel-sottosviluppo che gridano da ben più tempo) è comunque una voce che, fuori dai confini nazionali, almeno a parole, viene ascoltata dai politici. Solo il governo italiano nella sua becera “lungimiranza” si blinda dietro a un sistema parlamentare che lo mantiene in vita a scapito della morte del Paese, proprio mente il popolo grida “tassare i ricchi”. Su questo è emblematico il voto di fiducia e, la conseguente festa della maggioranza mentre fuori la gente protesta e cerca di far sentire la sua voce e la promozione a vice-ministri e sottosegretari di yes-man sicari di democrazia; è lo specchio del totale scollamento tra classe dirigente e mondo reale. D’altra parte la prima reazione della politica ha visto protagonista Antonio Di Pietro con la sua evocazione alla famigerata legge Reale, subito fatta propria, guarda caso, dal ministro Roberto Maroni. La politica è dunque a un bivio; attaccarsi drasticamente alle proprie roccaforti, lasciando il popolo a sbrigarsela in qualche modo, o aprirsi a un dialogo che porti l’economia reale a vincere sulla fantasia, un sistema che torni all’”ognuno contribuisca secondo le sue possibilità” della Costituzione, un sistema che veda l’uomo al centro della politica e della società e non il dio denaro. A chi giova dunque la violenza scatenata a Roma? A chi vuole isolare un movimento potenzialmente scomodo per l’ordine costituito o a chi cerca di far sentire la sua voce? Non vi pare che il draculino di Palazzo Chigi si stia fregando le mani?

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