Apartheid del XXI secolo

I giorni della pandemia sono stati e sono tutt’ora anche i giorni delle proteste, che partendo dagli Stati Uniti hanno infiammato tutto il mondo. A scatenarle è stata l’uccisione di un uomo, George Floyd, ripresa dalle telecamere e subito ritrasmessa in tutto il pianeta.

Quella brutale e gratuita violenza, quell’omicidio senza ragione, purtroppo non è stato un fatto sporadico; infatti, non solo negli Stati Uniti, ma per tanta parte della popolazione umana quella situazione di sopruso fino alla morte è ordinaria amministrazione. 

Viviamo in una società in cui il razzismo è diventato sistemico, quasi come se il nostro sistema politico e sociale di convivenza non fosse costruito per i neri, per i poveri, per i migranti, per i più deboli, ma solo per i bianchi, per i ricchi e per i loro amici. 

Bisogna aprire gli occhi: anche se non lo vogliamo ammettere, ci sono persone che nella società sono ritenute meno evolute, meno capaci, meno umane, insomma valgono meno. Sono costantemente accusate di presunte colpe, vivono una vita di presunta colpevolezza.

Le nostre società sono permeate da un razzismo che è diventato strutturale, endemico, istituzionalizzato. 

I governanti delle nostre nazioni si permettono addirittura affermazioni che dovrebbero far inorridire ciascuno di noi; Trump davanti alle manifestazioni ha tranquillamente affermato che era pronto ad impegnare l’esercito per imporre l’ordine. Davanti quindi ad una protesta nata dall’uso della forza la soluzione diventa l’istituzionalizzazione dell’uso della forza.

Ma questo non è solo un fatto che riguarda le persone di colore che vivono negli USA, è un problema di mentalità generalizzato in tutte le nostre società. Il rischio che corriamo è che ciò diventi ovunque la normalità: l’ingiustizia, infatti, se c’è un uomo che la sopporta, che la tace, che la asseconda con l’indifferenza, con il tempo viene accettata e considerata come giustizia.

Un altro esempio. Il “Piano Trump-Netanyahu”, anche noto come “Piano del secolo”, che prevede in pratica l’annessione della Cisgiordania ad Israele, è stato definito in questi giorni da esperti ONU “Apartheid del XXI secolo” ed infatti il pensiero che lo ha generato e lo sostiene è sempre il medesimo e cioè la supremazia dei potenti che tutto possono nei confronti delle persone da loro giudicate inferiori e tenute a bada con pochi spiccioli. 

Davanti a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti, perché il rischio è quello di dimenticare di essere umani, cioè parte dell’umanità tutta, proprio nel momento in cui tutti dovremmo essere colpiti nella nostra umanità dalle ferite che il potere infligge a chi è trattato come una “non persona”.

Pane Pace Lavoro chiede quindi che il governo italiano dimostri con i fatti che l’articolo 3 della nostra Costituzione non è diventato solo una massa di belle parole e quindi chiediamo:

l’immediata abolizione dei Decreti Sicurezza varati dal governo Lega/5stelle, vergognosi capitoli della storia politica italiana.

l’impegno in sede diplomatica, ad iniziare dai rapporti con gli USA, affinché in ogni Stato venga rispettata la Carta dei Diritti dell’Uomo.

l’immediata e palese opposizione al “Piano Trump-Netanyahu” per il Medio Oriente e, se necessaria, l’interruzione dei rapporti diplomatici con USA ed Israele.

 Pane Pace Lavoro, 20 giugno 2020

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