Dove fanno il deserto dicono che è la pace

MANIFESTAZIONE_1OTTOBRE_2016.inddLe notizie che in questi giorni hanno riempito le pagine dei giornali italiani e di tutto il mondo sono state notizie di morte e distruzione. Prime su tutte spiccano le notizie provenienti dalla Siria: Aleppo è devastata dalle bombe e dalla guerra, i civili morti e feriti aumentano ogni ora e per i superstiti si prospettano certamente anni di quotidiano dolore.
Le guerre che infiammano il Medio Oriente, però, non sono altro che alcune delle tante guerre che devastano la nostra terra; l’Africa, l’Asia ed anche le stesse Europa ed America sono percorse da conflitti interminabili, bisognerebbe domandarsi anzitutto perché. Cosa accomuna tutti questi conflitti? I nostri Stati sono tutti concordi a condannare la guerra quale “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, ma nella pratica pare la pongano sempre come prima forma di politica internazionale.

La verità è che da molti anni ormai ciò che domina la politica sono l’economia, il mercato e la finanza e la guerra altro non è che l’arma più efficace che il mercato ha per vincere, per imporre le proprie logiche e i propri interessi. Inoltre l’attuale situazione in Siria dove di nuovo USA e Russia si trovano davanti ad uno scontro diretto mostra chiaramente che le dinamiche politiche di queste due nazioni non sono cambiate dagli anni ‘80, sono solo state nascoste per un breve periodo di tempo: la principale strategia per questi è il totale dominio, l’imposizione della propria supremazia, costi quel che costi.
Ma questo ci deve far aprire gli occhi anche su un altro problema molto grave che in qualche modo permette questi scontri internazionali: le politiche estere di tutti quegli stati che a gran voce chiedono la pace sono inefficaci, forse volutamente inefficaci. Ad iniziare dall’Europa, tanto si parla ma poco si impostano vere strategie di pace, si intraprendono decine e decine di missioni, decine e decine di summit, ma nulla cambia. Perché?

Nulla probabilmente cambierà se non iniziamo a instaurare strategie di pace alla base delle azioni politiche. La pace non è risolvere un conflitto, è instaurare politiche internazionali che evitino la nascita dei conflitti. La guerra non è ineluttabile, è fatta dagli uomini, richiesta dai governi, quindi è nelle possibilità di questi stessi uomini fermarla e soprattutto evitarla.
Fino a quando saranno altre le dinamiche che muovono la politica potremo continuare a gridare per chiedere la pace, ma poco o nulla otterremo. È necessario quindi un cambiamento del clima politico e delle strategie politiche per affrontare diversamente i tragici problemi che oggi l’umanità tutta si trova di fronte, è necessario determinare un cambiamento culturale in grado di restituire il vero significato alle decisioni politiche. Non si genera un periodo di pace vincendo una guerra, non si salvano vite umane combattendo, la pace è la sola via per riuscirci.

Pane Pace Lavoro, 1 ottobre 2016

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