Il mito del bipolarismo

La mamma del peggio è sempre incinta (è una sfida alla denatalità che sembra minacci il nostro paese). Dopo un breve accenno al sistema con il quale vengono eletti i sindaci, i renziani sembrano ora orientati verso la resurrezione del mattarellum, a patto che venga depurato di quel minimo di spirito proporzionale che ancora conteneva. Insomma, maggioritario a tutti i costi, con la scusa, ovviamente, del bipolarismo. È quindi giunto il momento di dire che quello del bipolarismo è un mito pericoloso. Il bipolarismo presuppone l’uomo ad una sola dimensione, che non corrisponde alla costituzione umana e, qualora lo diventasse, non sarebbe un progresso nella storia dell’evoluzione. Nella nostra cerchia di amici conosciamo tutti qualcuno che, per esempio, da laico non condivide il punto di vista cattolico sull’aborto o sulle staminali ma approva e condivide almeno buona parte della dottrina sociale della Chiesa. E questo è solo un esempio terra terra.
Un’altra osservazione elementare è relativa al fatto che la realizzazione in positivo del bipolarismo è praticamente impossibile. Se c’è stata una legge elettorale che, con il suo smodato premio di maggioranza, avrebbe dovuto provocare una corsa al bipolarismo, questa doveva essere il porcellum. Invece non ha impedito che si inserisse il M5S e che l’assenteismo toccasse cifre da capogiro. E l’assenteismo si può evitare solo dando alla gente qualcosa in cui credere oppure portandola a votare tra due file di baionette (è stato fatto nella storia, ma non è la quintessenza della democrazia). L’esito più scontato del bipolarismo coatto e assistito da premi di maggioranza è governare con una maggioranza di seggi che corrisponde al 50+1 dei voti espressi dal 60 per cento dell’elettorato, ossia sentirsi appoggiati, se tutto va bene, dal 30 per cento del paese. Si può fare? Sì, qualcuno lo fa, ma non si può dire che sia il meglio, né dal punto di vista degli ideali né da quello pratico. Per inciso, la maggior parte dei popoli per la maggior parte della sua storia non è stata governata in modo democratico, eppure è stata governata; però non è detto che sia stata governata bene. Già, la governabilità. Chi ha mai detto che sia mancata nel regime nazista? Però quel regime non ha contribuito molto alla felicità del popolo tedesco, né a quella degli altri. Insomma, nessuno nega che la governabilità possa anche avere i suoi vantaggi, però non è tutto. La gente vorrebbe avere un buon governo, non un governo qualsiasi.
Fra l’altro, non è nemmeno vero che una maggioranza ottenuta con artifici contabili assicuri l’unità d’azione, come si è visto, per esempio, nella tragicomica vicenda della mancata elezione di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica. A maggior ragione quando si pretende di far beneficiare del premio di maggioranza non solo il singolo partito ma addirittura una coalizione, il che toglie a tutta la commedia persino la scusa della pretesa omogeneità. E, per dirla tutta, mi piacerebbe anche che qualcuno mi spiegasse senza troppi giri di parole perché in Italia, per comune consenso, vengono chiamati “inciuci” quelle intese fra partiti diversi che in altre parti d’Europa e del mondo vengono considerate manifestazioni di spirito civico ovvero amor di patria.
Di fronte a problemi di questa portata, stupisce la disinvoltura con la quale la cosiddetta classe politica (non mi piace chiamarla casta) parla di farli affrontare dal parlamento quale si trova ad essere ora. Qui, sì, è stato raggiunto un certo tipo di bipolarismo: quello di chi ritiene privo di qualsiasi legittimità tutto ciò che si trova, negli ultimi otto anni, a valle del porcellum, e quello di chi pensa che un parlamento eletto in questo modo sia legittimato a fare qualsiasi cosa, compreso riformare la Costituzione, per esempio abolendo il Senato. Personalmente trovo che il Senato italiano non abbia molto senso, ma bene o male è previsto dalla Costituzione e non si può eliminare con un tratto di penna. A mio parere, la sola cosa legittima che un parlamento come quello di oggi potrebbe e dovrebbe fare sarebbe indire le elezioni (ovviamente con il sistema proporzionale) per la Costituente, alla quale sarà demandato il compito sacrosanto di riformare la Costituzione (e Dio sa quanto ne avrebbe bisogno). (a.g.)

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