Inflazione ultima spes

di Aldo Giobbio

Giovanotti piangete piangete! L’inflazione, dopo alcuni mesi nei quali era sembrata in ripresa, ha ricominciato a scendere, nonostante le generose immissioni di moneta praticate dalla Banca europea. Anzi, siamo alla deflazione. Evidentemente l’immissione di moneta è stata sufficiente per stimolare la Borsa, ma non l’economia reale. A meno di non pensare che, il livello dei prezzi essendo determinato (questo lo insegnano a scuola) dal rapporto tra domanda e offerta, l’immissione di moneta non abbia stimolato la produzione al punto da compensare con l’aumento dell’offerta l’aumento della domanda conseguente alla maggiore disponibilità di mezzi di pagamento. Credo che sia solo un’ipotesi di scuola, ma per maggiore sicurezza si può sempre chiederlo ai pensionati che non riescono a chiudere il mese, ai precari sottopagati, ai giovani a carico delle famiglie. Probabilmente nessuno di costoro considera un eventuale calo dei prezzi come una disgrazia. Naturalmente qualcuno osserverà che il calo dei prezzi, se può essere un fatto positivo per il consumatore, non lo è per i produttori. Questo, però, potrebbe essere un soggetto di discussione. Non c’è dubbio che il produttore deve poter vendere ad un prezzo superiore al costo di produzione, ossia alla remunerazione dei fattori. Però, se i prezzi scendono, dovrebbe scendere anche quello dei fattori. Se il credito te lo regalano, se il petrolio te lo tirano dietro e così via, vendere il prodotto allo stesso prezzo di prima non incorpora solo la remunerazione del valore aggiunto ma anche una componente di rendita, concetto elaborato a suo tempo non da Carlo Marx ma da David Ricardo, liberale doc che del resto insegnò qualcosa anche a Marx.
Un’altra cosa che una volta si insegnava nelle scuole è che il prezzo crea la domanda. Per esempio, quando la Ignis, negli anni ’50, mise in vendita a 115 mila lire un frigorifero molto simile a quello che la FIAT vendeva a 170, i professori scoprirono che le persone disposte ad acquistare un frigo erano molte di più di quelle che si era creduto fino a quel momento. A Borghi diedero poi honoris causa la laurea in ingegneria, ma forse avrebbero fatto meglio a dargliela in economia. In sostanza, il calo dei prezzi, oggi, dovrebbe stimolare la domanda di beni e di servizi. Se la domanda rimane stagnante, vuol dire che qualcosa non funziona. Forse i soldi immessi nel sistema non vanno nelle mani giuste. Forse i prodotti che il sistema offre non sono quelli che il consumatore vorrebbe. Comunque sia, bisogna pure che qualcuno si ponga queste domande. Sarebbe chiedere troppo formulare l’ipotesi che i primi a porsele dovrebbero essere i profeti del liberismo a oltranza, detto anche pensiero unico? (a.g.)

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