Parassiti di una grande causa.

Il 21 agosto scorso, Liana Barbati ha rilasciato al Resto del Carlino dichiarazioni in merito all’emorragia di consensi che riguardano il Partito dell’Italia dei Valori di cui è Coordinatrice Provinciale per Reggio Emilia. Le sue parole confermano la violenza verbale della Signora e il suo stile di “colpire” senza poi argomentare, ma soprattutto il disprezzo nei confronti dei cittadini suoi elettori. Se non le “interessa aver perso 15,20 o 30 di quella lista” evidentemente disprezza anche tutti gli elettori che hanno votato i candidati che se ne sono andati o, peggio, sono stati estromessi perché in dissenso con lei.
Porteremo noi argomenti perché alla vergogna si rimedi con la verità dei fatti.
Dai risultati delle elezioni Regionali del 2010 la Coordinatrice dell’IDV dovrebbe ricavare un insegnamento che consiglierebbe più umiltà personale e maggiore serietà politica. Nella città di Reggio Emilia l’Italia dei Valori ha ottenuto il 7,88% dei consensi. Di questi, il 60,42%, con n. 635 di preferenze espresse, è andato a Matteo Riva e il 10,94 a Benedetta Negri.
Alle elezioni amministrative del 2009, nel Comune capoluogo, su un totale di 955 preferenze espresse dai cittadini, il Consigliere Riva ha raccolto 347 voti (36%) e la signora Barbati 24 (2,51%). Il suo numero di voti rispetto ai candidati che “non le interessano” dovrebbe ricordarle che di quei consensi (fuori dal listino in cui ella si era blindata) si è avvalsa per sbandierare il buon esito elettorale dell’IDV.
Sebbene, in Italia, ci sia tanto scempio della democrazia da parte dei rappresentanti dei partiti, non intendiamo, da cittadini, avvallare episodi come questi.
Quale fiducia chiedono codesti politici? Ricordiamo a chi tanto si disinteressa dei cittadini che il nostro sistema democratico, ancora, tutela prima di tutto la rappresentanza, dal momento che la sovranità appartiene al popolo (Cost. art.1) e che rappresentare la Nazione (Cost. art 67), per un eletto, significa ancora rappresentare la gente, non quelle aberrazioni che sono diventati i partiti che perseguono solo  i loro immondi interessi cui anche l’IDV non è estranea.
Pane Pace Lavoro ricorda a chi intende rappresentare la gente comune che il voto serve a indirizzare la politica verso il bene comune, non verso gli interessi di tali partiti e dei loro tristissimi dirigenti.
Votare è scegliere, nei programmi, le proposte più concrete e realistiche in tal senso, cercando di tutelare i bisogni veri della gente e, tra i candidati, coloro che hanno radicamento in esperienze fattive e verificabili di operosa attività in realtà comunitarie, sociali, culturali e umane che sono già l’inizio di una convivenza più giusta, libera, pluralista.
Votare è tenersi alla larga da chi si ritiene giudice supremo delle coscienze e intende determinare i destini di coloro che politica vogliono farla secondo ciò che gli elettori, non la struttura di partito, hanno deciso. Rivendichiamo il diritto di dissentire, direttamente o attraverso chi abbiamo eletto, se questo non viene fatto.
Un puzzolentissimo Porcellum limita totalmente la possibilità di lasciare a casa chi non ci pare degno di tale opera, così tutti i listini sono fatti di eletti prima del voto, eletti che però hanno bisogno delle “croci” che arrivano da chi fa veramente campagna elettorale in mezzo alla gente.
Le vergognose sceneggiate come quelle di cui dà prova chi non ha argomenti da portare non induce a partecipare attivamente alla cosa pubblica e convince chi si era speso per eleggere persone fidate che non “valga la pena” se poi queste vengono espulse per l’unica colpa di non chinare il capo alla dittatura morbida ma inflessibile della casta.
Quando all’interno di un partito nascono dissensi sul governo degli stessi, tali dissensi, in democrazia, non possono essere risolti con le purghe di tristissima memoria e non possono essere liquidati sui giornali dai dirigenti di partito dichiarando disinteresse, come nel caso di cui discutiamo, credendo in tal modo di chiudere la partita con gli elettori che disprezzano.
Siamo prossimi alle elezioni politiche e intendiamo venga restituita ai cittadini la potestà costituzionale di giudicare, di scegliere, di non essere messi da parte e di cambiare questa classe partitica che non ci rappresenta e che ha prodotto “una generazione perduta” insieme a una casta di intoccabili.

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