La formazione del governo Letta è la più ovvia e prevedibile conseguenza della dissennata politica dei grillini, oltre che dell’evidente sfacelo del Pd. Fare di ogni erba un fascio è il metodo migliore per far sì che alla fine il fascio si formi sul serio. Già cinquant’anni fa si diceva che il risultato più importante di un secolo di marxismo era stato di dare una coscienza di classe alla borghesia. Oggi una classe politica presa di petto da un movimento che dichiara di non avere altro scopo che la sua distruzione viene ovviamente a trovarsi nella situazione di dover pensare prima di tutto alla propria salvezza. Il resto segue. Primum vivere, deinde philosophari. Stando così le cose, c’è persino da meravigliarsi che in un governo del genere, nato sotto questi auspici, abbiano trovato posto anche una personalità energica come Emma Bonino e un tecnico di sicuro valore come Fabrizio Saccomanni. Persino il fatto che alla Giustizia ci sia Anna Maria Cancellieri invece che qualche berlusconiano di sicuro affidamento è stata una lieta sorpresa per chi ha vissuto con trepidazione quelle ore terribili. Personalmente mi dispiace che non sia più ministro degli Interni, ma non si può avere tutto. Ora i grillini, se fossero capaci di autocritica, dovrebbero riflettere sui loro errori. Per intanto il meno che gli possa capitare è una caccia alle streghe. Il fatto che uno sconsiderato abbia compiuto un gesto inconsulto sparando su alcuni carabinieri ha già incominciato ad essere sfruttato per chiamate di correo – ovvero mandante morale – ai danni di chi ha “seminato odio” con un linguaggio che certamente avrebbe potuto essere più controllato, anche se ovviamente tra le parole e le pallottole c’è sempre una distanza abissale. Ma tant’è. Ogni compattamento ha bisogno di un capro espiatorio.
Per intanto il programma del governo quale esposto dal presidente del Consiglio nel suo discorso di presentazione assomiglia più alle tradizionali istanze berlusconiane che ai punti di Bersani. Questo, però, ha solo carattere di facciata. L’unico elemento caratteristico che è emerso dal contesto è che il governo non intende affrettare l’approvazione di una nuova legge elettorale e che il tempo che esso ritiene indispensabile per arrivarci – da quel che si è capito diciotto mesi – diventa nelle sue intenzioni la misura minima della propria durata, il che è del tutto coerente con il “primum vivere”; anzi sembra addirittura un’assicurazione sulla vita – oltre che una giustificazione “nobile” della propria permanenza – visto che tutti dicono di non voler tornare alle urne con il porcellum ed effettivamente sarebbe uno scandalo se lo facessero. L’acquisizione di tempo avrà anche l’effetto di indebolire le fortune del Movimento Cinque Stelle, che non potrà restare indefinitamente sospeso nel vuoto. Insomma una manovra abbastanza ben congegnata a favore di Berlusconi, che sembra riprendere fiato ogni giorno che passa e che ha saputo utilizzare la sconfitta elettorale con una sapienza almeno pari all’imperizia con la quale il PD ha trasformato in una catastrofe quello che per un partito meno bislacco sarebbe stato solo un incidente di percorso. Quanto a Bersani, ha certamente avuto le sue colpe, ma è anche stato l’unico a pagare. Ora tutti attendiamo il congresso del PD, per sapere “cos’è veramente successo”. Oscurare questa occasione per vederci finalmente chiaro sulla natura di quel partito sarebbe veramente imperdonabile, perché farebbe assumere alla sconfitta politica la dimensione di una tragedia culturale e morale. Se ci fossero le elezioni oggi sarebbe massacrato. Letta gli dà diciotto mesi di respiro. Sappia almeno farne buon uso. (a.g.)
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