Tutto è perduto con la guerra

“Palestina” è ormai sinonimo di guerra, sofferenza e ingiustizia.

Assistiamo ciclicamente all’esplodere di una violenza mai sopita, di una guerra continua. Quando questa guerra appare sui nostri giornali e televisioni allora ce ne rendiamo più conto, almeno fino alla notizia successiva. La situazione nella striscia di Gaza è insostenibile da anni, la gente sopravvive più che vivere; la popolazione è vittima di un blocco economico che strangola il paese.

Dopo il disastro umanitario dell’operazione “Piombo fuso” con i suoi mille morti palestinesi (un numero sicuro non l’avremo mai perché un povero che muore non fa notizia mentre i tredici uccisi israeliani sono ben onorati) i raid Israeliani dell’operazione Pilastro stanno nuovamente distruggendo la vita e alimentando l’odio.

Una potenza atomica, con uno degli eserciti più tecnologici e addestrati del mondo, contro una striscia di terra che siamo abituati a sentire chiamare “terrorista” mentre, guardando alla nostra resistenza, dovremmo definire “partigiana”.

Israele non è per la pace. Lo testimoniano le dichiarazioni del ministro degli esteri israeliano Lieberman che chiedono di “fare tutta la strada necessaria” per andare fino in fondo a un intervento terrestre. Chi detiene la forza delle armi ha la responsabilità di un’azione diplomatica, di trovare ogni possibile soluzione pacifica. Assistiamo invece alla spinta verso una vendetta che storicamente ha ormai l’unico evidente obbiettivo di neutralizzare il popolo palestinese.

Facciamo appello affinchè tutte le istituzioni, dal più piccolo municipio alle sedi dell’ONU, parlino apertamente in favore di un popolo che viene umiliato e ucciso. Pane Pace Lavoro raccoglie, ancora una volta, l’invito di quei militanti israeliani e palestinesi che si riconoscono nella comune causa della pace e della giustizia. Si operi subito per fermare la guerra.

Pane Pace Lavoro 21 novembre 2012

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