Il 7 giugno 2014 si è svolto a Reggio Emilia, all’interno della manifestazione Arca d’Oro, l’incontro dal titolo “Una vita per i diritti degli altri”, organizzato dall’Associazione Pane Pace Lavoro.
La serata è iniziati con la proiezione di un filmato del fotoreporter Giorgio Fornoni, in memoria dell’amico Andrey Mironov, ucciso il 24 maggio scorso mentre accompagnava il giornalista Andrea Rocchelli nel suo viaggio in Ucraina. (Vai all’articolo di Giorgio Fornoni).
Successivamente alla proiezione del filmato è intervenuto l’avvocato Vainer Burani, il quale ha parlato della sua esperienza professionale, anche in ambito internazionale, soffermandosi su alcuni episodi che dimostrano come la giustizia sia spesso arbitraria.
Ha citato i tristemente noti casi di “renditions” avvenuti in Italia, uno dei quali lo ha visto protagonista come avvocato difensore di Mohamed Daki, il marocchino accusato e assolto dalle accuse di terrorismo internazionale, prelevato ingiustamente dalle autorità italiane e rimpatriato in Marocco, dove si sono poi perse le sue tracce.
Sullo scenario internazionale, ha sottolineato l’assurdità del “Patriot Act”, la legge federale statunitense promulgata sotto la presidenza di George W. Bush e prorogata su proposta dell’attuale presidente Barack Obama. Con tale legge il governo di Washington prevarica il diritto internazionale potendo agire indisturbato anche in altri Paesi, calpestando i diritti di altri stati sovrani (come avvenuto per il famoso caso di Abu Omar, l’imam di Milano rapito nel 2003 da agenti della CIA e trasferito in Egitto dove venne recluso in carceri clandestine, interrogato e torturato).
In sostanza, la nuova disciplina relativa ai “reati di terrorismo internazionale” punisce qualunque fatto che, secondo l’insindacabile giudizio del presidente americano, sia da ritenersi, anche indirettamente, lesivo degli interessi degli Stati Uniti d’America, con sanzioni che arrivano fino alla pena di morte, senza alcun criterio prefissato di valutazione.
L’avvocato Burani ha poi parlato delle sue esperienze e dei suoi incontri in America Latina: in Colombia (dove conobbe un sacerdote guerrigliero che si faceva chiamare padre “Camilo”, in onore e ricordo del più famoso sacerdote Camilo Torres Restrepo) e in El Salvador (dove visse un certo periodo nella zona di Chalatenango, tra quelle più colpite dai dodici anni di guerra civile che visse quel Paese centroamericano).
Si è soffermato sulla situazione dello Sri Lanka e in particolare del gruppo dei “Tamil” (che pure avevano un
proprio stand espositivo durante l’Arca d’Oro, la manifestazione all’interno della quale si è svolto l’incontro promosso da Pane Pace Lavoro); se da un lato il governo italiano li riconosce ufficialmente come controparte in occasione degli aiuti portati durante l’emergenza causata nel dicembre 2004 dallo tsunami dell’Oceano Indiano, dall’altra li accusa ingiustamente di “terrorismo”.
Tra i vari fatti citati, Vainer Burani ha ricordato anche il suo impegno, in Turchia, durante il processo di Öcalan.
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