Campagna Culturale 2018 – La pace

Ogni giorno sono migliaia le persone che soffrono a causa delle politiche genocide dei nostri governi. L’Italia, in fondo, ci dicono non essere responsabile di queste sofferenze e noi siamo ormai abituati a ritenerci un Paese pacifico. Purtroppo non è così. Nessun governo oggi può dirsi “non responsabile” di queste immense tragedie.

Da molti anni chiediamo un pronunciamento del Governo italiano riguardo ai singoli conflitti scatenati, fomentati e sovvenzionati dai nostri ricchi Stati, un pronunciamento e un’azione che non ci facciano vergognare davanti ai popoli e alla storia. Purtroppo l’Italia continua a essere indifferente; in fin dei conti continuiamo ad avallare le guerre e le armi italiane continuano a essere vendute in tutto il mondo. È triste dover ammettere che anche noi, italiani, siamo da annoverare tra i vergognosi imprenditori di guerra, che con la loro, più o meno silenziosa, azione stanno martoriando l’umanità.

La guerra è un disastro umano che ha precisi responsabili e precisi fini: noi non vogliamo essere corresponsabili di tutto questo, vogliamo essere costruttori di un mondo in cui regnino pace e libertà, un mondo basato sulla giustizia e sul rispetto per le persone, per la loro religione, etnia, fede e condizione sociale.

Siamo convinti che possa esistere una società al di fuori della logica della violenza; un senso di giustizia e di pace, in fondo, alberga nel cuore di ogni uomo e, sebbene davanti alle insensate brutalità dei nostri giorni sia logico riconoscere che le nostre società siano intrise fino alle radici da odio insensato, non vogliamo, tuttavia, dimenticare che la giustizia e il desiderio di pace vivono nel cuore di ognuno di noi; la guerra e la violenza sono, invece, il fallimento dell’umano.

Allora davanti a questo dilagare della mentalità della violenza, personale e degli Stati, davanti al potere della menzogna e dell’ingiustizia, davanti all’odio assunto come motore della società e delle scelte politiche, soltanto un diffondersi di realtà che abbiano al centro l’uomo può sostenere lo sviluppo di una socialità capace di dare una speranza di vita.

È evidente che sia necessario riformare la società, partendo da una costante tensione morale e operativa all’unità, alla pace e alla giustizia: questo è quanto è richiesto a ciascuno di noi. Noi non siamo i potenti della terra che possono decidere di fermare una guerra, ma possiamo unirci per chiedere che tutto questo avvenga e possiamo ritrovarci in una socialità in cui ogni uomo possa vivere di questa tensione con chi si ha accanto. A te spetta proporre, a chi si trova ancora solo, di unirsi a te.

Reggio Emilia, Piazza Prampolini, 17 febbraio 2018, ore 11.30

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