Si avvicinano le elezioni e la domanda più comune tra la gente è se davanti a questo spaesamento e disagio che la politica oggi produce sia così necessario andare a votare.
Votare è un dovere irrinunciabile e indispensabile, perché siamo convinti che oggi sia necessario riprendere la serietà di un impegno e di un rischio politico capace di un’azione a favore dell’uomo. Perché questo possa accadere e non rimanere soltanto un’ipotesi ideale, occorre la disponibilità di ciascuno ad un lavoro di responsabilità personale: il che non significa essere da soli, ma uscire dall’anonimato individualista per dare voce a quelle esperienze che concretamente possano realizzare il bene comune.
Infatti dobbiamo ammettere che non tutte le azioni politiche oggi in atto dimostrano di agire nel rispetto degli uomini, anzi, risulta evidente che seppure tutti parlino di giustizia e bene comune e seppure tra la gente cresca la coscienza di che cosa sia la giustizia, nei fatti a crescere è sempre l’ingiustizia.
Questo avviene, a nostro parere, per un equivoco che sta alla base del concetto di giusto ed ingiusto: non si guarda alla giustizia, ma si cerca il colpevole dell’ingiustizia, il capro espiatorio, spesso innocente e solo finalizzato all’accrescimento del potere e del controllo del politico di turno.
Chi detiene un potere si appoggia quindi su un giusto ed originario desiderio di ogni uomo (ad esempio la giustizia), ma in fondo non vuole altro che accrescere il proprio potere e perciò agisce inseguendo questo unico scopo. Sono tanti gli esempi che dimostrano questo: le politiche per i migranti, le politiche finanziarie, le cause delle guerre ecc. Nessuno ci verrà mai a dire che intende agire per l’ingiustizia, ma di fatto è quello che è sempre palese ed evidente.
In quest’ottica quindi quale è la risposta del potere all’ingiustizia? Più Stato e più legge. Ma non è con la legge che si garantisce la giustizia, non è con uno Stato opprimente che ingabbia l’azione degli uomini che si garantisce la convivenza sociale e politica. Basta guardare alla storia per capire che non è immediata l’equivalenza tra giustizia e diritto positivo, mentre spesso è vero che più si impongono leggi più si limita la libertà.
Noi riteniamo invece che, proprio in virtù di quel desiderio di amicizia e unità innato in ogni uomo, sia anche possibile una convivenza fondata sulla giustizia e la pace e che partendo proprio da questo desiderio originale di ciascuno di noi si possa insieme scardinare una mentalità basata sulla logica di potere.
La nostra storia e il nostro impegno in politica parte proprio da questa convinzione e vuole essere invito a tutti a compromettersi con essa per la costruzione di spazi sociali più umani e per poter riassegnare alla politica l’importante ruolo di strumento operativo per il bene comune.
Pane Pace Lavoro, 3 febbraio 2018
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