Mentre i media insistono su raccapriccianti particolari, dei quali faremmo volentieri a meno, il nostro Paese e il mondo vivono drammi e cambiamenti sui quali i nostri “eletti” tacciono colpevolmente.
Per quanto riguarda il nostro Paese, abbiamo dovuto assistere, allibiti, all’emanazione di un decreto con cui il Governo pretendeva far passare una riforma dello Stato così importante come il federalismo. Solo il Presidente della Repubblica, costretto a dichiarare irricevibile quel decreto, si pone oggi quale difensore della nostra Costituzione.
Chiediamo le dimissioni dell’attuale Esecutivo incapace di rispondere alle necessità di un popolo che chiede lavoro, istruzione, un’informazione vera dei fatti, la possibilità di decidere i propri rappresentanti e, in sintesi, il rispetto della Costituzione.
Vogliamo una politica che sia realmente un partecipare alla vita pubblica e non un fatto privato di alcuni personaggi sempre più lontani dalla realtà.
Chiediamo un Consiglio dei Ministri che faccia il lavoro per cui è esageratamente pagato e non abbandoni le proprie responsabilità, come, per esempio, l’assenza di mediazione tra “padroni” e operai nelle vicende Fiat, tanto che la parola “concertazione” è ormai sparita dal vocabolario.
Mentre in Parlamento il nostro Ministro degli Esteri relaziona su “case d’altri”, l’Italia è derisa e ridicolizzata, dimenticata vecchia protagonista di quell’unità europea che è ancora ferma al sempiterno culto del dio denaro ma che nasceva come aiuto reciproco per uscire insieme dal dramma postbellico. Altri tempi ma soprattutto altri uomini.
L’incapacità delle opposizioni a costruire un’ alternativa credibile richiama ancor più forte la necessità di garantire un pluralismo che porti avanti persone, idee e aggregazioni nuove. Un pluralismo che fa paura ai partiti perché espressione della vitalità di un popolo che si vuole sempre sedato.
Siamo nella “gabbia d’acciaio” in cui gli stereotipi televisivi ci hanno chiusi fino a farci accettare passivamente ogni decreto e ogni inganno sotto il falso nome di “politica”.
Ne abbiamo abbastanza!
Vogliamo lo spazio che da cittadini ci spetta per ricostruire la nostra democrazia!
Vogliamo la riforma della legge elettorale per tornare a decidere da chi essere rappresentati!
Chiediamo che le istituzioni vengano liberate da tutti quei falsi politici che le occupano solamente grazie ai listini di partito, che altro non fanno se non incancrenire lo Stato!
Chiediamo pane per i giovani, le famiglie, le imprese!
Chiediamo pace sociale, culturale, religiosa garantita da una legislazione rispettosa della diversita’ che siamo diventati.
Chiediamo lavoro per partecipare al bene comune della nostra gente.
Chiediamo a tutti voi di aderire all`impegno di Pane Pace Lavoro