I sacri confini

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La ricorrenza del 24 maggio non è stata apprezzata, pare, nel Trentino-Alto Adige, dove gli edifici pubblici non hanno esposto il Tricolore. Niente da dire per l’Alto Adige, i cui abitanti avrebbero potuto dire nel ’15, citando un poeta italiano di cent’anni prima e ricordando che l’Italia era stata fino all’ultimo momento alleata dell’Austria, «O stranieri! Sui vostri stendardi / sta l’obbrobrio d’un giuro tradito». Sono passati cent’anni, l’Italia si è comportata verso la popolazione piuttosto male nel periodo fascista econ una certa larghezza dopo. L’Alto Adige, del quale si diceva una volta che era l’unico paese tedesco nel quale si poteva pagare in lire, con l’introduzione dell’euro ha perso questo privilegio, ma insomma è la ruota della storia e non è il caso di rimuginare troppo, né da una parte né dall’altra. Chi è morto giace e chi è vivo si dà pace (dice il proverbio).

Per il Trentino il caso è più complesso, essendo stato l’irredentismo trentino (insieme con quello della Venezia Giulia) una delle giustificazioni ufficiali del governo italiano dell’epoca per mandare al macello qualche centinaio di migliaia di italiani delle altre regioni. Certamente la dimensione di quell’irredentismo fu esagerata, e oggi ne deve essere rimasto ancora meno. Quattro anni fa, visitando certe fortificazioni austriache sul Tonale, notai che la mia guida (una ragazza competente e cortesissima) indicandomi vari punti del paesaggio diceva sempre “i nostri” per indicare le posizioni austriache e “gli altri” per indicare quelle italiane. Non pretendo l’entusiasmo, ma almeno un po’ di tatto, non per noi ma per quei poveri morti. Semmai, tanto i Trentini quanto gli Alto Atesini si potrebbero consolare (si fa per dire) con la constatazione che nella seconda guerra mondiale, quando furono mandati loro a morire in Africa e in Russia, avrebbero avuto la stessa sorte anche se fossero rimasti austriaci.

La commemorazione delle guerre avrebbe un senso solo se fosse un modo per raccogliersi in meditazione sulle tombe e di chiedere perdono a tutte le vittime, non solo quelle umane ma anche  altre come la giustizia, la verità e l’intelligenza, la cui carenza, sul lungo andare, provoca un numero di morti ancora più grande. Purtroppo gli Stati che abbiamo ereditato dai secoli XIX e XX sono nati dalla retorica nazionalista, sradicare la quale è compito santo ma sovrumano. (a.g.)

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