Una delle cose che Pane Pace Lavoro non si è mai stancata di dire è che nell’attuale situazione politica, che certamente appare molto negativa e scoraggiante, sopravvivono ed operano realtà positive al lavoro per una società più giusta e più libera, realtà la cui azione politica è esito e dimostrazione della preoccupazione per le persone e non della preoccupazione di conquistare un maggiore potere personale. L’azione stessa del PPL vuole certamente essere tesa a questo impegno e guidata da questa stessa necessità, contraddicendo così, con azioni che possono anche apparire perdenti in partenza, la tendenza da sempre molto diffusa a disinteressarsi di politica; il recentissimo tentativo intrapreso in Emilia Romagna per la presentazione di una lista di Pane Pace Lavoro al Senato non è che cronologicamente l’ultima di queste azioni.
Non è dunque un’utopia il partecipare alla vita politica, anche se chi detiene il potere tende a voler decidere anche lo spazio di questa possibile partecipazione dei cittadini, storpiando così l’idea di democrazia stessa. L’esempio più chiarificatore di questo è l’attuale legge elettorale, colpevolmente lasciata in vigore da tutte le forze politiche attualmente in parlamento. Bisogna quindi ribadire che il nuovo governo dovrà assumersi la responsabilità di una riforma elettorale, non di una modifica ad alcuni punti dell’attuale legge, ma di una sostanziale riforma, che ribalti il senso del voto del cittadino, ridandogli il potere di partecipare alla vita politica del Paese.
Se siamo realmente coscienti del fatto che l’indifferenza uccide la cultura, la società, la politica e nega la necessità dell’impegno per la giustizia e la libertà, occorre privilegiare quei partiti che almeno in prospettiva possono proporre un’apertura maggiore alla gente e non propongano, invece, come proprio progetto politico il sostegno alla loro persona o al loro clan.
Va fatto notare, inoltre, che nessuno in questa campagna elettorale ha parlato di cosa sta accadendo nel mondo: non una parola sull’invasione francese in Mali, non una riflessione sul dramma della Siria o del popolo palestinese e si potrebbe andare avanti in una triste e lunga lista di ingiustizie e ingerenze.
Sarà questo, quindi, un voto molto grave perché dovrà dichiarare che la libertà non è poter scegliere il partito, ma potersi impegnare in prima persona e, una volta dichiarato, starà poi a noi farlo, non limitandoci a commentare, lamentarci e criticare dalle nostre comode poltrone.
Che fare quindi?
Saremmo tentati di non andare a votare o dare un voto nullo, ma questo significherebbe disertare la responsabilità democratica.
Dunque non resta che guardare quel che c’è e, con l’ennesima difficoltà creata ad hoc da questi stessi che voteremo, che hanno intenzionalmente tenuto in piedi questa legge elettorale, cercare quelle persone che possano se non altro lasciare un poco più di spazio al desiderio di impegnarsi personalmente.
Per questo, siccome non è indifferente, in base al lavoro che ci aspetta nei prossimi anni e alle lotte che vogliamo fare, quale sarà il governo, il PPL decide di appoggiare la coalizione di centrosinistra che sostiene Bersani a premier.
Pane Pace Lavoro, 18 febbraio 2013
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