Si è svolto, nell’ambito dell’iniziativa dell’ “Arca d’oro” in piazza Martiri del 7 luglio, l’incontro sotto il tendone allestito da Pane Pace Lavoro con il Consigliere Matteo Riva. Presentato da Marco Romani di PPL, incalzato dalle domande dei presenti, Riva ha più volte sottolineato come l’impegno politico non possa prescindere da una attenzione tesa all’ascolto dei bisogni delle persone, ma sempre chi fa politica dovrebbe essere vicino alle persone, ai gruppi, alle associazioni, alla vita sociale nella sua concretezza sia di bisogni che di capacità di proposta. Perché l’impegno politico? Perché bisogna tornare alla politica, alla fine di un’epoca in cui essa è stata così tradita. La forza di PPL, per esempio, è la coralità dell’azione, non il personalismo degli ultimi tempi. Come garantire il pluralismo? Veniamo da vent’anni di un personalismo che ha polarizzato l’elettorato non tanto su obiettivi politici, ma proprio sulla persona. E questo ha ucciso il pluralismo. Occorre allora una riforma elettorale che restituisca ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti. Cosa rivendica con maggiore soddisfazione del proprio impegno? E cosa rimpiange? Il punto è mantenere fede agli ideali della giovinezza, in particolare il bene comune. Poi, più in particolare, la vicenda in cui mi sono impegnato sulla riduzione dei costi della politica e i risultati ottenuti: scalzando i privilegi, chi fa politica sa essere più vicino alle persone. Rimpiango la battaglia persa su Enia, per il mancato ridimensionamento dei costi che gravano sui cittadini per gas, acqua e rifiuti. Si è perso il controllo pubblico su servizi importanti e spero non succeda così per le Farmacie. Quali opportunità di lavoro per i giovani? Il nostro è un Paese che può sviluppare lavoro e occupazione nell’ambito del patrimonio culturale, della ricerca tecnologica: in questi settori in particolare occorrono strategie di sviluppo di cui la politica si deve fare carico. Come superare la burocrazia, sempre presente, anche nelle emergenze come in questi giorni di tante difficoltà causate dal sisma? Abbiamo assistito a situazioni molto difficili, come avvenne all’Aquila. E’ vero, occorre dare ordine agli interventi, ma senza venir meno alla dimensione umana che questi portano con sé grazie alla disponibilità di chi decide di aiutare e non rimanere indifferente ai drammi degli altri. Tornare alla politica è soprattutto tornare all’idealità, ovvero stravolgere questo modo di fare politica cui assistiamo da almeno trent’anni, nei quali la politica è diventata un mestiere, anche in questa città. Questo è vero. Occorre, per esempio, spostare la tassazione dal lavoro alla finanza, occorre perseguire un giustizia sociale che tolga i privilegi di pochi e aiuti i tanti che vivono nel bisogno. La politica deve ritrovare se stessa e dare spazio a persone che non si limitino alla protesta o alla cosiddetta anipolitica, ma ripartano nel proprio impegno dai valori che già ci sono, quelli tutelati dalla Costituzione, che non guarda solo alle banche ma anche e soprattutto alle persone. Siamo nella piazza Martiri del 7 luglio, che ricorda fatti in cui persone si sono sacrificate per la libertà e la giustizia: un’occasione come quella di oggi ci dà speranza per un futuro migliore.
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