Davanti alla violenza, alla morte e alla disperazione, il primo doveroso pensiero è una domanda di pace per i morti e i feriti che in tutto il mondo esse provocano: per prima cosa, quindi, possiamo e vogliamo ricordare le vittime e i loro cari che oggi li piangono.
Di nuovo la guerra ci tocca da vicino, di nuovo l’Europa è colpita e allora ecco che apriamo gli occhi su coloro che soffrono a causa della violenza. Finché la guerra era lontana, finché le notizie parlavano di Medio oriente, di Africa, di paesi poveri dell’Asia o dell’America latina non ci domandavamo nulla, non ci interrogavamo su cause e conseguenze, indignati certo, ma per poco più di qualche minuto. Oggi invece a essere colpita è l’Europa e allora tutto cambia.
La triste verità è che, per la nostra benpensante società occidentale, la vita di un Europeo e quella di un migrante dal sud del mondo hanno due pesi diversi. La distruzione di intere città e Paesi in tutto il mondo non ci interessano, esse ci appaiono come immagini su uno schermo televisivo, al fondo prive di importanza. Oggi la Francia va inserita tra gli oltre 60 Stati in cui sono attualmente in corso delle guerre: in tutti questi luoghi la gente ogni giorno muore, piange i propri cari morti, ha paura e vive nel terrore di venire colpita.
Occorre per prima cosa promuovere la pace. Dobbiamo avere il coraggio di dire che l’ignoranza di chi oggi grida ad altra violenza, riempiendosi la bocca di affermazioni in cui la loro cristianità è la vera negazione del cristianesimo, è complice della morte delle vittime di Parigi; dobbiamo avere il coraggio di indicare per nome quelle persone che fanno di ogni strage e della sofferenza altrui un’arma per il proprio tornaconto e isolarli nella loro ignoranza e nella loro violenza. I vari Salvini e Belpietro devono essere considerati complici di questa strage, poiché con la loro arrogante ignoranza non fanno che perpetrare una spirale di violenza che oggi mostra il suo impeto anche nelle immagini provenienti da Parigi. Come pure dobbiamo avere il coraggio di denunciare chi alimenta il mercato delle armi, armi prodotte e commercializzate e da quei Paesi occidentali che oggi sono colpiti.
Da molti anni ormai, Pane Pace Lavoro si oppone alla follia della guerra in tutte le sue forme; sempre ci siamo dichiarati contrari alla guerra in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e in ogni altra parte del pianeta, denunciando che, con menzogne religiose e con inventate notizie di armi di distruzione di massa, si voleva nascondere una guerra per il petrolio o per altri interessi, e che questo avrebbe scoperchiato, prima o poi, un vaso di Pandora senza precedenti. Il mondo è oggi percosso dalla violenza perché prima è stato educato sulla menzogna: il potere ha bisogno della menzogna per nascondere i suoi veri intenti, ha bisogno della menzogna perché vive del consenso; per il potere, quindi, la verità è nefasta e pericolosa.
Oggi, davanti a questa guerra subdola e senza fronti precisi, ci rivolgiamo ai potenti affinché interrompano bombardamenti distruttivi, affinché si portino avanti politiche di pace, rinunciando alla sete di potere che per anni ha dettato le politiche internazionali dei nostri Paesi. Chiediamo ai governanti che smettano di alimentare le ingiustizie, e chiediamo a ognuno di noi di unirsi e alzare la voce per fermare una spirale d’odio che provoca, ogni giorno, moltissime vittime.
Solo screditando un potere che ci vuole divisi e nemici, potremo renderci conto che il mio bisogno di pace è lo stesso che alberga nel cuore dell’altra persona, di qualsiasi nazionalità essa sia.
Pane Pace Lavoro, 15 novembre 2015
La guerra dei potenti
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