Alla vigilia di questo Natale vogliamo tornare a parlare di pace, vogliamo tornare a domandare un impegno concreto di tutti per la pace. L’occidente, che tanto si vanta della propria cristianità, fatica ancora oggi a strutturarsi secondo la rivoluzione che quell’uomo portò duemila anni fa ed anzi, al contrario, massacra quell’uomo con il quale Cristo si è identificato: lo massacra con le guerre e lo massacra con la miseria. Costruire una società basata su una cultura di pace significa che il male non avrà l’ultima parola nelle vicende umane, nonostante la menzogna, l’oppressione e le ingiustizie sembrano prevalere nel mondo.
Una cultura di pace non è solo l’assenza di guerre: in Italia oggi non c’è pace, in Europa oggi non c’è pace. Ogni giorno migliaia di persone, solo nella nostra penisola, vivono nella disperazione, ma ci siamo abituati a chiamare “pace” questo tranquillo e soddisfatto deserto del cinismo umano, politico ed economico.
Da decenni ormai siamo stati educati secondo la logica del profitto, indignandoci per le scelte dei nostri governi e dei capi d’azienda, ma che abbiamo poi praticato nella normalità della nostra vita quotidiana, costruendo rapporti e contatti basati unicamente sul guadagno e sul vantaggio personale.
Se vogliamo che la politica cambi davvero, occorre una vera rivoluzione, occorre uno sconvolgente cambio di prospettiva, verso una cultura di pace, verso un’educazione che scardini alla base l’attuale cultura dominante, che riveda le priorità dei nostri governi costruiti su modelli aziendali, dove tutto è affrontato solo in vista del profitto.
L’augurio di Pane Pace Lavoro è quello di un Natale rivoluzionario, affinché ci sia più difficile diventare indifferenti davanti alle miserie degli uomini ed affinché la giustizia non sia solamente argomento di inutili chiacchiere o lo schiamazzo studiato per generare consenso, ma sia la vera priorità di persone, gruppi e governi.
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