L’unità umana

PANE PACE LAVORO nell’ascolto e nell’attenzione a quanto si muove nella società di fronte all’aggravarsi della situazione mondiale, propone all’attenzione due interventi:
un breve stralcio dell’intervento che Raniero La Valle ha tenuto il 15 settembre 2012, nell’Auditorium dell’Istituto Massimo a Roma, all’Assemblea “Chiesa di tutti, chiesa dei poveri” e parte di unintervento del 2005 di Dalil Boubakeur, Rettore della Grande Moschea di Parigi, già Presidente del Consiglio francese del Culto mussulmano.
Raniero la Valle.
L’unità umana è l’unica prospettiva possibile per la soluzione della crisi presente. Non diversamente da cinquant’anni fa, la crisi ci interpella oggi in modo pressante. C’è troppo scialo di morte, come diceva padre Turoldo; ma c’è anche troppo scialo di poveri. I poveri crescono in tutto il mondo, perché il sistema non li prevede; se ci sono, esso li lascia cadere; i poveri non sono nei numeri delle agenzia di rating né tra i marchi esibiti dai mercati e, come dice l’Apocalisse, senza il marchio della bestia e il numero del suo nome, i poveri non possono né comprare né vendere, cioè non possono vivere. Ai mercati essi non interessano. I mercati non capiscono nemmeno che quanto più si è poveri, tanto meno si comprano le sue merci. Intento immense ricchezze si formano, e si abbattono come tsunami su popoli interi, la finanza domina, l’economia languisce, i Parlamenti sono sviliti, la politica è attaccata e umiliata, perché è l’ultima diga al dominio universale del denaro. Proprio il Concilio ha detto che invece la politica è necessaria; noi oggi ancora non sappiamo come ridarle in mano il governo dei popoli e, per questo siamo in crisi; sappiamo però che non c’è soluzione se non acquisendo in prospettiva storica l’unità dell’intera famiglia umana; la nuova frontiera è quella di un costituzionalismo universale e di una democrazia mondiale dei popoli; e sappiamo anche che questo non è un problema tecnico né un problema di cattolici o non cattolici, ma è un problema sommamente politico ed è responsabilità di tutti nella varietà delle dottrine, dei progetti e degli strumenti di lotta.
Dalil Boubakeur
Il terrorismo cieco è ben lontano dal servire qualsiasi causa che possa definirsi nobile; al contrario è una catastrofe per le comunità mussulmane che vogliono vivere pacificamente la loro vita e il loro lavoro nello sforzo di un’Europa in pace, religiosa e sociale. Voglio ribadire che l’Islam è una religione di pace, di tolleranza e di giustizia ed è compatibile con l’evolversi storico, culturale e democratico dell’Europa che si organizza attorno ai diritti umani. L’Islam ingloba legittimamente, in un umanesimo comune, il rispetto e l’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne, qualsiasi sia la loro origine o confessione religiosa.
L’Islam di oggi ha in Europa una triplice sfida:
Primo. La laicità che stipula la differenza e pari dignità di religione e politica.
Secondo. I tempi moderni che obbligano i teologi ad un “aggiornamento” del pensiero religioso, integrando i valori morali della tradizione alle conquiste filosofiche del pensiero illuministico a partire da Emmanuel Kant ad oggi. In questo campo l’Islam deve rivalutare il pensiero filosofico di Averroè e di Avicenna che contribuirono a diffondere la saggezza greca di Platone, di Socrate e di Aristotele al mondo europeo.
Terzo. Il fondamentalismo. Il fondamentalismo religioso porta necessariamente all’integralismo e al fanatismo. Esso si nutre della disperazione dei giovani e dell’ignoranza delle masse. Coloro che se ne approfittano sono esseri incapaci di concepire un pensiero democratico e quando hanno questa condotta essi stessi diventano dei persecutori rabbiosi tenendo in poco conto la vita umana, la dignità della donna, la democrazia protettrice dei diritti di ciascuno. Questo accecamento è la negazione dell’utilizzo della ragione ed è un’esplosione di odio nel nome di Dio, che, invece, non può essere assolutamente né monopolio né mercanzia politica di nessuno.
Così la scelta dei mussulmani d’Europa deve essere chiara: essi devono rifiutare l’integralismo sotto tutte le sue forme ed unirsi ai progressi umani caratterizzati dallo spirito umanista, moderno e universale, ai valori autentici della democrazia, al servizio della verità e della pace.
Dalil Boubakeur.
Parigi, 2 agosto 2005

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