Niente di nuovo nel nuovo mondo

Gli Stati Uniti hanno rieletto Obama. “Yes, we can”: così fu quattro anni fa e così è stato oggi. Cosa comporterà questa scelta nel mondo in globale fermento? Obama ci ha fatto tutti sperare, ci ha promesso i cambiamenti sociali, le riforme, la pace, il lavoro. Obama ci ha fatto tutti sognare: migrante tra i migranti ha aperto una nuova era nella politica americana.

Obama ci ha fatto tutti gioire: la pelle nera alla Casa Bianca ci ha fatto pensare che un futuro migliore potesse incominciare nella società del multiculturalismo globale. Non possiamo negare che la messa fuori gioco di George W. Bush abbia allontanato l’umanità dal concreto pericolo della guerra globale. Innegabile è anche che la politica democratica di Obama ha sicuramente smorzato la prepotenza statunitense su tutti gli altri Stati.

Ma se sia vero che il meglio deve venire lo giudicheremo sul cambiamento di rotta riguardo alla politica estera, alla guerra al terrorismo, all’avvio di un progetto di società delle nazioni che non si basi sulle disuguaglianze volute dalla grande finanza e su un’economia da predoni. Per ora non ci sono segnali in tale direzione.

Nei primi quattro anni di presidenza del premio Nobel Barak Obama, Guantanamo e i suoi orrori sono ancora d’attualità, l’Iraq e l’Afghanistan sono ancora sotto controllo americano, l’Honduras ha vissuto la violenza di un colpo di Stato, alle frontiere messicane si esercita il terrore dei respingimenti di migliaia di disperati in cerca di futuro, in Siria si sta compiendo il genocidio della popolazione più umile e povera, la questione israelo-palestinese non trova soluzione e la guerra che gli USA stanno combattendo su diversi teatri per mantenere potere e dominio al pari di Russia e Cina rischia di diventare permanente.

I sorrisi e le belle frasi che hanno riempito la politica dello spettacolo di una dura campagna elettorale hanno nascosto ancora una volta una logica imperiale che non aiuterà certo a eliminare il terrorismo. La guerra è più subdola e nascosta, ma non meno violenta e ingiusta, e pare rimanere nelle previsioni del prossimo quadriennio.

Questa scelta è stata e sarà la spada di Damocle su tutti gli Stati mondiali. Queste elezioni hanno deciso il futuro del mondo e, conoscendo da dove veniamo, possiamo già prevedere dove andremo a finire per la medesima strada. Perché il popolo americano ha voluto confermare Obama e ha riposto ancora una volta in lui il proprio futuro, la propria salvaguardia, la propria dignità insieme alla nostra?

È meglio, è più facile da accettare, per coscienza e intelligenza, un uomo di pace che fa la guerra di nascosto rispetto a uno che la pubblicizza e la mette a suo fondamento politico, ma da uomini liberi, cittadini del mondo, dobbiamo smascherare la finzione di “un sogno americano” da duplicare su tutta la terra.

Una governance mondiale è necessaria ma essa non significa un potere tutelare che, con la precaria illusione di un equilibrio da guerra fredda, difende una separazione tra gli uomini, che incrementa l’ingiustizia con l’arroganza dei mercati, che assimila, indiscriminatamente, la disobbedienza al sistema con il terrorismo, che rifiuta un’economia di liberazione, che prosegue la logica della guerra per assicurare la convivenza.

Mr. President, a Lei e a tutti i nostri Governanti, chiediamo il cambiamento di passo verso un comune progetto di futuro. Pane Pace Lavoro intende partecipare con un impegno intellettuale, politico, spirituale, a potenziare la democrazia reale costruendo e difendendo la società “del nuovo mondo”, lontana dai modelli del recente passato. Tutti possiamo, se lo vogliamo, uniti, farne parte.

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