Sono passati solo pochi giorni dall’anniversario dell’inizio della guerra che ha devastato la Siria per dieci tragici anni. Per qualche giorno l’opinione pubblica, le radio, i giornali, i siti internet e i social sono parsi avere a cuore le tristi sorti del popolo siriano; poi la pandemia e le vaccinazioni hanno ripreso il sopravvento e smorzato ogni voce che intendeva alzarsi per chiedere che questa guerra finisse ed insieme ad essa finissero tutte le guerre che imperversano nel mondo.
La situazione dovuta al Covid-19, in cui ci troviamo oggi, è certamente una situazione drammatica e funesta; senza dubbio ha portato gravissimi dolori in tutto il mondo, così come porterà enormi cambiamenti nelle nostre società e nella vita delle persone, ad iniziare dai rapporti personali.
Ci siamo trovati davanti ad un nemico sconosciuto, invisibile, subdolo, nato chissà come e così, a parte qualche deriva individualista (che, guarda caso, nasce sempre più tra i politici che tra la gente), ci siamo riscoperti solidali tra noi.
Sono stati tantissimi gli esempi di solidarietà e sostegno vicendevole che hanno scandito questo anno di pandemia; fin dai primi giorni le persone si sono mobilitate per sostenersi l’una con l’altra, per aiutare i più vulnerabili. Piccoli e grandi gesti, che nascono dal riconoscere nell’altro lo stesso desiderio di felicità.
Perché, ci domandiamo allora, non è possibile questo stesso moto davanti alle guerre? Perché non è possibile abbandonare il proprio individualismo, come uomini e come nazioni, ed agire per il bene di ogni uomo?
Il virus non è l’opera di una persona, non è un evento che possiamo interrompere quando vogliamo, ma la guerra sì, non è inevitabile. Se davvero vi fosse la volontà di interrompere le guerre, esse finirebbero. Tanto più che molte di esse sono il frutto di altri conflitti, sempre generati dall’uomo. Se fermassimo ora i moti di violenza e sopruso che hanno caratterizzato anni di colonialismo moderno e contemporaneo, probabilmente non vi sarebbe più terreno fertile per le guerre. Ma la realtà purtroppo è che la politica degli Stati da una parte condanna le guerre e dall’altra, con mano ancora più forte, le nutre, le finanzia e le infiamma.
Guardando all’insicurezza e alla paura nella quale viviamo in questi giorni, come pensiamo viva un siriano? Come pensiamo viva un palestinese a Gaza? Che terrore deve provare per i suoi figli una donna in Nigeria? In quale insicurezza vive un afroamericano negli USA? Sono gli stessi sentimenti di paura ed insicurezza che ognuno di noi oggi prova pensando ai suoi cari sempre esposti alla possibilità di contrarre il virus.
Ma le guerre e la violenza si possono fermare. Non serve la scienza, non serve un vaccino; serve una nuova umanità ed una politica che si possa, in coscienza, definire tale.
Ancora una volta, quindi, chiediamo che il nostro Governo e i nostri politici si schierino a favore della pace, che interrompano tutte quelle politiche che più o meno subdolamente mettono gli uomini l’uno contro l’altro e che abbiano il coraggio di agire, perché sulla terra ogni uomo possa vivere in pace.
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