Pace che il mondo irride ma che rapir non può

Chiamarla macelleria sociale o riforma o spending review poco importa. Siamo davanti al veloce e inesorabile smantellamento di ogni diritto. L’Italia aveva fatto del lavoro la sua base costituzionale, il suo tessuto sociale. Chi prova oggi a criticare il governo Monti viene fatto passare per antipatriottico e incosciente. Ma noi giovani, e non più giovani, vediamo solo i frutti di una semina dettata da un parlamento deciso dalle segreterie di partito e dai diktat di economisti lontani dalla vita reale. Il nostro movimento, Pane Pace Lavoro, prende il nome da tre parole fondamentali per l’uomo nella sua stessa struttura. Vediamo oggi questi tre aspetti della vita di ciascuno minacciati nella loro globalità. Il pane è innanzitutto quello materiale, quello che da tanti anni noi occidentali abbiamo avuto in abbondanza ai danni di milioni di persone sfruttate e dimenticate e che oggi ci chiedono il conto. La pace che sembra un aspetto assodato, e sul quale dormire sonni tranquilli, è in realtà un’utopia per la maggior parte del mondo e troppi cominciano a paventare una guerra globale come unica uscita da una crisi che sembra sempre più decisa a tavolino per giustificare una escalation. Infine il Lavoro. Lavorare è nella natura stessa dell’uomo che con le sue mani deve procurarsi ciò di cui vivere. Ma il lavoro non è solo questo; lavorare stanca ma è l’attesa necessaria per contribuire a una creazione che ci vuole partecipi non spettatori passivi. Attaccare le strutture delle leggi, così straordinarie in Europa e soprattutto in Italia, sul lavoro non è solo un danno per la sopravvivenza e il tenore di vita delle genti ma è intaccare la dignità stessa degli individui, il loro partecipare nella Storia di questo piccolo pianeta impazzito. Domenica 8 luglio siamo scesi in piazza per denunciare la polveriera che il ventre ingordo dello stato stà alimentando a dismisura sottraendo alle genti il futuro. Vogliamo appellarci a te, lettore di oggi, perché l’attenzione sulle riforme sociali non sia solamente una protezione ad oltranza del proprio orto ma l’occasione di aprirlo agli altri, di metterlo in comune con il vicino, con l’amico, con il collega di lavoro. Uomini come Giorgio La Pira, Alcide De Gasperi, Enrico Berlinguer hanno dimostrato che la politica è fatta per servizio all’ uomo nel suo complesso di bisogni e necessità. Questa è la politica che cerchiamo, il tessuto sociale che vogliamo contribuire a costruire per ribadire che il pane deve essere quotidiano, la pace è sinonimo della convivenza tra i popoli e il lavoro non solo è un diritto ma insito nella natura stessa dell’ uomo e lo Stato non può sottarsi dalla responsabilità verso i suoi cittadini.

Scarica il pdf

Be the first to comment on "Pace che il mondo irride ma che rapir non può"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*