La società che vince l’individualismo

Il referendum del 20 e 21 settembre avrà certamente una risonanza molto più grande sulla vita del nostro Paese di quello che molte forze politiche ci vogliono far credere. Il rischio serio, se a vincere sarà il sì, è quello di un ulteriore indebolimento della democrazia rappresentativa; diminuirà, cioè, la possibilità di far sentire la propria voce eleggendo i propri rappresentanti, così come diminuirà la forza delle piccole ma significative esperienze politiche di aver possibilità di una qualche voce nelle istituzioni del governo.

Ma da dove deriva la situazione nella quale ci troviamo oggi? Cosa rende possibile il rischio che oggi le persone siano esse stesse a votare ciò che domani potrebbe renderle soggette ad un potere ancora più forte?

Per comprendere questo bisogna andare all’origine della questione, bisogna capire cosa muova oggi il pensiero e l’azione e quindi anche le scelte politiche delle persone.

Rispetto ad un po’ di anni fa, la mentalità è molto cambiata, basta pensare anche solo a vent’anni fa: in quegli anni era normale pensare alla propria vita come da dedicare a qualcosa di grande. Oggi è il contrario; è normale incontrare chi dice che tutto deve essere utile al proprio scopo del momento; anche il rapporto più personale o più intimo è valutato da questo punto di vista, viene cancellato o cambiato in base a come serve a me. 

Questo fenomeno è l’aberrazione di un principio in sé giusto; al fondo c’è un principio giusto che è l’umanizzazione dell’uomo, la verità di me, la mia autenticità: che io sia me stesso e non strumento di altro. Le divisioni nascono invece dalle volontà individualistiche, egocentriche e purtroppo molto diffuse. 

Ci troviamo in questa situazione perché la mentalità comune, istigata dal potere e da tutte quelle élite finanziate dal potere, è dentro di noi e ci prende, fomentando il nostro individualismo e costruendo su quello un castello di menzogne, che altro non serve che a dare più forza ad un potere che sogna l’oligarchia.

Allora, se da una parte i populismi di oggi fanno certamente leva su questo diffuso individualismo per portare avanti le loro politiche (Meloni e Salvini ed i loro scagnozzi ne sono l’esempio più lampante), dall’altra c’è il rischio di farsi abbindolare da quanti, come il Movimento 5 Stelle, pare agisca sempre con la convinzione che in fondo, per governare, la democrazia sia solo un intralcio.

È invece richiamando alla verità di questo ideale, quello dell’autenticità, che si correggono le aberrazioni; è costruendo su questo ideale che si potrà vincolare la politica alle necessità delle persone.

Per tutti questi motivi e per l’esperienza di lavoro e di presenza politica maturata in tanti luoghi e in tante circostanze, Pane Pace lavoro invita a votare NO al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre.


Be the first to comment on "La società che vince l’individualismo"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*