Quanto è avvenuto in Ucraina, il genocidio ancora in atto in Siria, le rivolte ancora non inquadrabili nei paesi arabi e i tanti movimenti dei paesi latinoamericani ci pongono davanti a molti e diversi interrogativi sul nostro stesso vivere quotidiano.
Innanzitutto vogliamo dire che un popolo deve essere libero dall’influsso delle superpotenze. Ricatti economici, energetici, morali e militari violentano le comunità. Le persone per aiutarsi reciprocamente hanno bisogno di appoggi, soldi, strutture che favoriscano l’unità tra le persone, tutte cose che il potere tende a negare, o a concedere sotto ricatto perpetuo. I moti ai quali assistiamo, e che dovrebbero risvegliare in noi l’ammirazione per chi comunque lotta per un ideale, ci richiamano alla necessità di ricreare un popolo.
Vogliamo popoli in cui ognuno può unirsi all’altro nella libertà e in cui ogni aggregazione può vivere la pro-pria identità. Ognuno deve poter decidere l’uso del tempo e del denaro, scegliere a chi dedicare il tempo libero, scegliere il sacrificio, una scuola utile per i figli, scegliere una facoltà universitaria da frequentare senza che la mentalità comune ci blocchi dicendoci che è una carriera improduttiva. Scegliere con chi vive-re non perché sia un “buon partito” ma per un compito nella vita, scegliere di avere dei figli, anche se la società ormai qualifica come retrograde queste cose, poter dedicare la vita al bene, non all’interesse.
Usiamo il tempo per costruire questo popolo nuovo. Un popolo che si preoccupi che tutti abbiano un tetto, un lavoro per sopravvivere, che si viva nella giusta convivenza e nella pace, che si preoccupi di aiutare gli altri.
I movimenti, e le morti, in atto in tutto il mondo ci dimostrano, ancora una volta, che il potere non si occupa di noi. Vediamo le mani di poteri economici Occidentali e Orientali che muovono i fili di “crisi” e sofferenze delle quali i popoli fanno le spese mentre questo stesso potere, più o meno occulto, ingrassa nello spettacolo della guerra fratricida che promuove e causa.
Anche se i governi cambiano senza le consultazioni popolari, noi sappiamo che ogni giorno votiamo. Votiamo, cioè scegliamo, di resistere a una mentalità che ci vuole sottomessi, che vuole che i nostri destini siano decisi in agenzie di rating o dai padroni del gas e del petrolio. Noi scegliamo, votiamo, affinché ogni uomo e ogni donna possa avere la possibilità di realizzarsi.
Pane Pace Lavoro
26 febbraio 2014
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