Arriva la deflazione

Dopo le trombe d’aria e quelle d’acqua e attendendo le trombe del Giudizio, l’Italia è stata colpita da un’altra immane sciagura: in alcune città si sono segnalati ribassi di prezzi nei generi di consumo, in particolare quelli alimentari. Considerando che molti italiani già soffrono la fame, il fatto che si possano comprare qualche pezzetto di pane e burro in più non sembrerebbe poi, a prima vista, una cosa tanto tragica. Invece (ci spiegano gli esperti) si tratta di un sintomo bruttissimo, perché il calo dei prezzi deprime lo spirito imprenditoriale e quindi porta diritto alla recessione (che per altro c’è già). In realtà viviamo in un paese nel quale all’ingenuo fanciullo che si iscrive al primo anno di economia si spiega che la superiorità dell’economia di mercato su qualsiasi altro sistema è data dalla sua capacità di autoregolarsi, grazie al gioco della domanda e dell’offerta e al conseguente potere regolatore dei prezzi. Se i prezzi salgono, la domanda cala e di conseguenza i prezzi scendono; il calo dei prezzi rilancia la domanda e apre nuovi sbocchi all’offerta. Ne consegue che il ribasso dei prezzi dovrebbe piuttosto essere salutato come un’anteprima della ripresa.

Ma tu in che mondo vivi?  Tu credi ancora nella mano invisibile? Per la precisione, io ci credo piuttosto poco, anche se sono abbastanza convinto che può darsi che non ci sia una mano invisibile ma certamente ci sono molte mani (per esempio quelle dei borsaioli) che cercano di non farsi vedere e di solito ci riescono. In realtà io credo (non sono il solo) che l’economia dei giorni nostri abbia a che fare con l’economia di mercato più o meno come l’allevamento dei mammut ha a che fare con l’industria della frutta sciroppata. L’economia cosiddetta delle scelte decentrate ha bisogno di essere diretta, sorretta e corretta non meno di quella cosiddetta socialista e comporta necessità organizzative e interferenza politica non minori. La differenza non sta nella misura dell’intervento, sta negli scopi. Personalmente ritengo che il fascino del laissez-faire come era sognato dai liberisti classici e come in realtà non fu mai consistesse nella qualità in esso sperata che precludesse al potere almeno un’area di intervento come quella dell’economia, quando già ne aveva fin troppe. Era un’illusione, certo, ma le intenzioni non erano spregevoli.

Non sono un nostalgico del Gosplan. Un mondo nel quale il potere contasse di meno e lo spazio della libertà fosse più ampio piace anche a me. Ma non si possono sacrificare nemmeno la giustizia e la verità. Insomma, se non si può prescindere da un certo grado di dirigismo bisogna avere il coraggio civile di ammetterlo. Inoltre, se si tratta di scegliere tra interventi in favore degli sfruttatori e degli speculatori e interventi che cerchino di alleviare le condizioni dei cittadini onesti e bisognosi e di aprire loro spazi di vita meno precari, la scelta può essere difficile ma non lascia dubbi. (a.g.)

1 Comment on "Arriva la deflazione"

  1. Grazie Professore,
    sulle parole occorre sempre fare chiarezza e riportale al proprio significato.
    Buon lavoro e grazie

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