Campagna culturale 20 settembre 2022

Caro amico e caro sostenitore di Pane Pace Lavoro,
le circostanze sono un’occasione che non si può evadere. Servono per la revisione e il cambiamento di una routine. Neppure la circostanza delle elezioni, che tutti, prima o poi, ci troviamo ad affrontare, si può evadere: esse sono occasione per esprimere (e, perciò, verificare) il proprio ideale dentro i problemi della convivenza sociale e politica.
Alcuni di noi, caro amico e caro sostenitore, si trovano e si troveranno presto, a vivere questa circostanza.

Pertanto: in cosa consiste la circo- stanza delle elezioni?
In due cose.

a. In momenti pubblici, in incontri personali e in pubblicità su un argomento che si declina in tutti i discorsi, in un momento in cui tutti cercano di sintetizzare i normali rapporti in vista della strutturazione di una più giusta forma della socialità. Insomma: la circostanza elettorale consiste in tantissimi luoghi e spazi (personali e comuni, privati e pubblici) che sono nuovi rispetto ai quotidiani e che, come interesse, coinvolgono con passione tutti.

b. Nella scelta e nella preferenza di uomini (umani) che possano rappresentare, per un cittadino, il proprio ideale e che siano capaci di dibattere e di lottare per esso (sia durante la campagna elettorale che, soprattutto, durante il prossimo periodo di amministrazione della cosa pubblica).

Cosa vogliamo fare noi, promotori di Pane Pace Lavoro e del presente documento?
Tre cose.

c. Noi ci impegniamo, per iniziativa per- sonale (e per quella di chi è con noi nel medesimo lavoro ideale e operativo), dentro quei luoghi e quegli spazi di cui abbiamo parlato sopra, esprimendovi l’ideale che ci muove (come l’utilizzo di queste lettere).

d. Inoltre, abbiamo anche scelto da tempo di costituirci e di sostenerci come gruppo di cultura e di pressione (il PPL appunto).

e. Infine, all’interno di un confronto serio e libero, Pane Pace Lavoro può accompagnare, con totale autonomia, alcuni di noi che hanno o avranno la possibilità di presentarsi in liste di partiti, così che possano avere l’occasione di potere dibattere più direttamente e in pubblico e possano essere disponibili, eventualmente, a servire la convivenza sociale come amministratori umani.

In base a cosa ci facciamo responsabili di ciò?
Due impegni.

f. La prima responsabilità che capiamo di avere e di dovere permanentemente mantenere è quella di restare fedeli all’ideale che ci muove. E, siccome un ideale non si può tenere vivo soltanto come ricordo (anzi: un ricordo rimane, soltanto se l’ideale è presente, con la sua possibilità esistenziale di continuo confronto), il primo nostro impegno è la fedeltà a quell’ideale che è la compagnia che ci ha uniti (e che cerchiamo di realizzare, anche, come metodo, attraverso questa più contingente unità nostra del PPL). La compagnia, ideale e operativa, è dunque la prima nostra regola.

g. Sappiamo che è solo all’interno di questa regola che possono vivere e sopravvivere sia il nostro lavoro politico personale che il nostro lavoro comune come PPL, lavoro che non vuole essere soltanto elettorale, ma che vuole essere (nella vita normale e non soltanto in questi giorni) culturale, sociale e politico (prima e indipendentemente dal fatto che possa essere anche partitico).

Da questo punto di vista, le nostre tre parole più importanti sono:

PANE: Il nostro sviluppo da Paesi ricchi produce, altrove, distruzione sia naturale che umana e deve mantenere in stato di indigenza e di avvilimento altre immense parti del mondo, oppresse inoltre da un debito che le rende schiave, debito per il quale chiediamo il condono (come sempre abbiamo chiesto).

PACE: Ci sono guerre di cui il mondo è pieno (come abbiamo ribadito anche nella precedente lettera), solitamente precedute da embarghi violentissimi. Sull’Europa, ora, c’è una guerra in atto. La nostra posizione è per portare la pace, la quale, come sistema, implica invece un distacco dall’uso delle armi (come anche l’attuale Papa sta chiedendo da anni).

LAVORO: Per produrre ciò che serve a lui e agli altri uomini, l’uomo non può non lavorare; perciò, il lavoro nasce dal bisogno intrinseco che l’uomo ha di esprimersi, in ogni azione, con un’energia finalizzata (per cui, la produzione non è soltanto quella materiale), agendo così per la propria soddisfazione e per l’altrui, sempre attento ad aiutare chi è più povero. Nella società attuale, il lavoro dovrà essere sempre più legato alla libertà: non un lavoro da schiavi del potere, ma responsabilità e impegno nell’invenzione di lavori, nel dare meno tasse al potere, nell’agevolazione all’iniziativa seria delle giovani generazioni, nella ricerca dei veri bisogni dell’umanità, nello sviluppo di risposta alle necessità non superflue o consumiste ma “umane”, nel rischio del sacrificio per il bene comune, nella possibilità di lavori alternativi (senza che il potere possa, geneticamente o televisivamente, manipolare e strumentalizzare), con attenzione al tempo libero come tempo di preparazione a un lavoro umano vero, con la valorizzazione del lavoro di tutti e, soprattutto, con un senso del lavoro che sia in funzione della vita e dell’amore alla natura, all’universo e al tutto.

Caro amico e caro sostenitore, sappiamo che il soggetto di tutto questo non siamo noi (e sappiamo che non lo saremo neppure se venissimo, un giorno, eletti). Il soggetto di tutto questo (di cui noi potremo essere, eventualmente, soltanto l’emergenza in sede di dibattito partitico ed eventualmente in sede di amministrazione pubblica) è sempre l’ideale di cui abbiamo parlato all’inizio, ideale incarnato, almeno tentativamente, in una compagnia.

Perciò, al fondo e attraverso tutto il nostro operare, la nostra attenzione sarà sempre a che questo ideale, la compagnia, garanzia di identità e di lavoro anche politico, sopravviva, anzi viva, anzi si diffonda.

Per questo t’invito a vincere ogni paura e a utilizzare questi contenuti.

Caro amico, se voti, vota l’umano!

Caro amico, se cerchi l’umano, cerca la compagnia!

Pane Pace Lavoro
(queste cose le dicevamo già nel 1999: l’ideale ci accompagna sempre)

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