Non fregateci con un’altra guerra preventiva

“abbiamo bisogno di pace” diceva il PPL nella manifestazione del primo agosto a Reggio Emilia. In piazza erano con noi persone da tutto il mondo, da tutte le culture e religioni. Non abbiamo disertato dalla fedeltà all’uomo; non abbiamo fatto semplicemente critica. Di fronte al problema della guerra ci siamo chiesti se essa sia buona o cattiva. Non solo: di fronte agli eventi abbiamo scoperto un conflitto tra l’ordine del potere e la nostra coscienza; quest’ultima ci intima alla costruzione della pace, ci fa render conto che il mondo è ormai un fazzoletto di terra in cui non si può più ignorare il destino degli altri uomini.
La polveriera atomica sulla quale siamo seduti ha il fuoco ormai troppo vicino. E’ tardi per discutere all’infinito su chi può o non può avere l’atomica, occorre invece una legislazione internazionale prima che l’arbitrio di un solo stato possa decidere sul destino di tutti. Nei nostri telegiornali non si parla mai della tensione tra Israele e Iran che in pochi attimi potrebbe creare più “crisi” di qualsiasi spread o titoli finanziari. La violenza riaccesasi nel nord africa mette in luce come la pax armata abbia lasciato vive, nutrendole ed amplificandole, tutte le ingiustizie che i più poveri sono ormai stanchi di subire.
La casa è ormai in fiamme! Non si tratta di discutere del colore da dare alle pareti ma correre a chiamare aiuto per domare l’incendio. Mentre altre armi si ammassano tra il Mediterraneo e lo Stretto di Hormuz Pane Pace Lavoro chiede:
1. Che chi governa lavori per la pace.
2. Che noi, ovunque siamo, ci adoperiamo per creare luoghi in cui l’uomo possa essere più uomo e non pedina economica o soldato in divisa.

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