Bollettino agosto 2010

Editoriale – a cura della redazione

Islanda, un monito per tutti – di Filippo Piccinini

Il paese del Sol levanteinvaso dalle basi americane – di Giovanna Cavalletti

I veri Signori della guerra – di Nicolò Ferrari

Il pelo nell’uovo – di Nicoletta Bigi


Bloody Sunday – How long must we sing this song?

Ci sono voluti 38 lunghi anni perché il Governo di Sua Maestà britannica rendesse pubblico il resoconto sui fatti dell’episodio più crudele della storia della repressione in Irlanda del Nord, episodio tristemente ricordato come il…


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Siesta 2008 – Conclusioni

Durante gli studi al liceo, una frase di Seneca mi aveva colpito; dice pressapoco così: “Noi spesso non osiamo agire, perché ci sembra che le cose siano difficili; invece, le cose sono difficili proprio perché…


Siesta 2008 – Libertà non è una statua, ma quel bacio

Invece che “festa”, abbiamo chiamato “siesta” (cioè, dal castigliano: “riposo”) questo primo piccolo happening pubblico del PPL, di “Pane Pace Lavoro”. E questi tre giorni desiderano infatti proprio proporre, a tutti, un momento e un…


11 settembre 2001

Siamo tutti americani. I morti di New York e di Washington erano impiegati e lavoratori, gente comune, statunitensi e gente di tutto il mondo. Per essi è il nostro dolore, quello di noi che viviamo e lavoriamo come loro; è per essi come lo è e lo è stato per le vittime di tutte le città bombardate dagli eserciti della nostra civiltà. Uccidere migliaia di persone che lavorano a Wall Street è insensato e sanguinario come sarebbe far saltare una fabbrica con tutti i suoi impiegati solo per colpire l’impresa in cui lavorano o come sarebbe, o è stato, bombardare Bagdad per eliminare il potere di Saddam Hussein. Ogni massacro è da ripudiare; anzi, lo è anche l’attentato contro un solo essere umano. In questo senso, sì, siamo stati colpiti tutti; e in questo senso, sì, “siamo tutti americani”.